41 Mentre i farisei erano riuniti insieme, Gesù chiese loro: 42 «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». 43 Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: 44 Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? 45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46 Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.
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Nei cap.21 e 22 Gesù ha annunciato in termini forti il mistero della sua persona: Figlio dell’uomo e Figlio di Dio! La conclusione di tale annuncio ci porta a questa domanda, retorica, ma anche ironica, sul mistero e sul segreto della sua Persona.
Ai farisei Gesù pone una domanda iniziale sul Cristo profetizzato da tutta la storia di Israele: “Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?”. E la risposta è sicura, confermata dalla Parola di Dio e tanto presente nella vicenda quotidiana. Quante volte Gesù è stato chiamato e invocato come “Gesù, figlio di Davide”! E così oggi rispondono i farisei da Lui interrogati (ver.42).
E allora, ecco la seconda domanda, questa volta segnalata all’interno della Scrittura stessa, con la citazione del Salmo 109(110),1. Se era incontestabile la denominazione del “figlio di Davide”, lo è con ancor maggiore autorevolezza la citazione biblica! Davide stesso, certamente “mosso dallo Spirito, lo chiama Signore” (ver.43): “Disse il Signore al mio Signore…” (ver.44). E dunque: “Se Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?”.
E qui sta la meraviglia della nostra fede! Gesù, il Messia Figlio di Davide, è il Figlio di Dio! E’ Dio tra noi. E’ Dio con noi! Sono felice per tanti miei amici fraterni che con sincerità dicono di non credere in Dio. Ma come pensano Dio? Chiedo al Signore, insieme a voi di rivelarsi a loro, lui, l’umile Gesù, come Dio! Lui, l’umile figlio di Maria. Lui, il Crocifisso per amore.
Quella domanda, insieme delicata e drammatica è la grande via della fede! E mi affascina che sia una domanda più che una risposta! Una domanda che continuamente si pone in me e che ritrovo in me, a riproporre una domanda che altrimenti rischio di “liquidare” con una risposta troppo fatta e scontata. Persino nel dire semplicemente “Gesù-Cristo”, quasi fosse un’unica parola, sento crescente la necessità di porre una piccola sospensione, una minima “pausa” che esprima l’abisso tra i due termini, “Gesù” e “Cristo”. La vertigine della fede che mi porta da Dio fino all’umile figlio di Maria. Al Crocifisso. Ed è questo che di tempo in tempo opera in me la risurrezione dalla mia stessa incredulità. E allora, in quel momento, per pura grazia di Dio, credo.
Custodiamo oggi, con preziosità, il sublime interrogativo: “Come?”
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
La bellezza di questi versetti – per me – è in quella denominazione “il Signore”: così è stato chiamato poi Gesù nella primitiva comunità dei credenti e noi stessi circondiamo questa parola del nostro affetto e della nostra fede. E’ un nome che ci dice tutta la “grandezza divina” di quest’uomo, la cui vicenda stiamo seguendo nel racconto di Matteo. Dio ha posto “i suoi nemici sotto i suoi piedi”, ai piedi della croce: lì si è compiuta la sua vittoria.