34 Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35 e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37 Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il grande e primo comandamento. 39 Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
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Devo doverosamente premettere che davanti a questo supremo comandamento della vita cristiana, direi più semplicemente, “della vita”, mi sento perennemente “novizio”, e cattivo discepolo. Per questo, proverò a balbettare qualcosa, molto riferendomi, senza nominarle, a persone che ho conosciuto e conosco, e con le quali ho vissuto e vivo, umilmente e profondamente fedeli a questo supremo insegnamento di Gesù.
Mi sembra si possa dire che innanzi tutto il comandamento dell’amore è la suprema rivelazione-immagine di Gesù stesso: Lui è la perfetta presenza dell’amore di Dio e del prossimo! L’espressione “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (ver.37) dice una vita totalmente riversata e immersa nell’altro. Cuore, anima e mente sono termini che nel linguaggio biblico tendono a cogliere l’interezza della persona, più che sue singole facoltà e singoli orientamenti. L’amore di Dio viene dunque descritto con fatica, come “forzando” le parole. In altri termini si potrebbe parlare di un vivere “di Lui, con Lui e per Lui”.
E’ importante ricordare che l’amore non è una realtà statica, ma dinamica, e quindi di una “pienezza” che per essere tale incessantemente cresce!
Dunque, Gesù sta certamente dicendoci del suo stesso amore per il Padre. Siamo qui al cuore della fede ebraica, che diventa il cuore della fede cristiana. Uso il termine “cuore” per dire un’essenzialità che è sempre anche esigenza di universalità. Ne approfitto per dire che per questo la “vita eterna” la dobbiamo pensare come un’incessante crescita, e non come qualcosa di fisso e di fermo. Don Giuseppe Dossetti ci diceva che bisogna pregare anche per chi è in Paradiso, per chiedere appunto che egli cresca di gloria in gloria, in una gloria sempre più gloriosa. In Paradiso non ci si annoia!
La “rivoluzione cristiana” sta nel secondo comandamento che “è simile a quello” (ver.39), e cioè perfettamente uguale al primo comandamento: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Reciprocamente, se non si dà l’uno, non si dà l’altro! E’ un comandamento che, almeno un po’, conosco per il dono divino che ho ricevuto e ricevo in fratelli e sorelle che mi hanno amato e mi amano. In queste persone conosco che cosa sia l’amore stesso di Dio, perché mi amano con quella totalità divina con la quale il Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre!
In questa via e in questo orizzonte l’amore di Dio è diventato “umano”, da quando “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Giovanni 1,14). Questo è l’amore che Dio mi ha fatto conoscere e che continuamente incontro. E per il quale piango perché non sono capace di accoglierlo e di farlo fiorire in me e da me. E per il quale mi allieto e gioisco, perché, essendone incapace non posso che riceverlo e percepirlo come dono. Come miracolo della misericordia del Signore.
Il comandamento dell’amore è il giudizio e il controllo di ogni “ortodossia”, perché quello che non cerca e non accoglie l’amore non può dirsi cristianamente ortodosso.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche oggi le “semplici” parole di Gesù danno una bella scossa e capovolgono tutto. Intanto, egli accantona la miriade di leggi e norme che si dovevano osservare secondo scribi e farisei (e anche secondo tanti teologi successivi); infatti, nel duplice comandamento dell’amore è sintetizzata “tutta la legge e i profeti”. Poi non risponde nel modo che tutti si aspettavano, e cioè che quello del Sabato sarebbe il comandamento principale, poiché è l’unico che Dio stesso ha osservato. Gesù, inoltre, risponde indicando non un comandamento, un precetto, ma le parole della professione di fede di Israele: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. E vi allega come complemento necessario – altra sorprendente novità – “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. – A me personalmente ha sempre fatto impressione quel “con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente”: come fare? Chi è capace di una simile totalità? Vedo però una risposta nelle parole di don Giovanni.