9 Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga; 10 ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». 11 Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? 12 Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». 13 E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. 14 Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
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Mi sembra che, ben oltre un problema di “liceità”, Gesù ci stia portando all’affermazione che il sabato, cioè il giorno del Signore, è in assoluto il giorno della salvezza, il giorno supremo della misericordia divina. Ricordiamo che la fede ebraica, oltre a celebrare il sabato come il giorno del riposo divino al termine della creazione, lo celebra anche come memoria della salvezza: “Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato” (Deuteronomio 5,15)!
La vicenda dell’uomo con la mano paralizzata è occasione per Gesù di ricordare che “un uomo vale ben più di una pecora” (ver.12)! Affermazione dalla quale in realtà siamo ben lontani dopo duemila e più anni di cristianesimo! Per questo ritengo che “in giorno di sabato fare del bene” sia ben più che “lecito”: con osservanza forse meno “rigida” rispetto alla tradizione dei padri ebrei, per i discepoli del Signore Gesù il giorno del Signore dovrebbe essere la celebrazione e la gloria della misericordia divina che l’umanità riceve da Dio per vivere in essa e di essa. Ma anche qui credo che la strada da fare sia molta!
Anche il ver.14 va preso molto sul serio perché ancora troppe volte la “religione” si mostra incapace di vera obbedienza al Signore, e stravolge questo tempo della salvezza universale in tempi per benedire e usare strumenti di morte.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.