20 Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: 21 «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 22 Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 23 E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! 24 Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
Matteo 11,20-24

Questa volta Gesù ci sorprende per la sua severità: “Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida!…” In verità, secondo gli esperti biblici, quel “guai” non sarebbe una minaccia, ma un lamento funebre: corrisponde al lamento che le donne piangenti facevano a pagamento in occasione dei funerali. Per Gesù, quindi, chi rifiuta di accogliere la buona notizia del Regno, decreta la propria fine, il proprio funerale. E’ un processo di autodistruzione: è questo “il giorno del giudizio” cui Gesù fa riferimento. Apriamoci, pertanto, al dono di Dio, poiché non basta essere suoi “concittadini” e aver familiarizzato a lungo con la sua parola: così ci insegna il destino di Cafarnao, la città di Gesù.