25 In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27 Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28 Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
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Gesù ha appena parlato delle città che non lo accolgono; davanti al rifiuto di tanti, si rivolge a Dio, ma non per lamentarsi, bensì per lodarlo e manifestarne il disegno di salvezza per i piccoli. Colpisce quel contrasto nelle prime parole: Colui che è “Signore del cielo e della terra” viene chiamato Padre, con il nome familiare “Abba”. Ed è un privilegio che abbiamo anche noi oggi! Come intendere quel “Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti”? Non vuol certo dire che Dio se la prenda con loro; le cose manifestate da Gesù sono nascoste ai saggi in quanto essi stessi le hanno rifiutate, non accolte. La rivelazione di Gesù è sintetizzata al v. 27: la comunione di amore, di conoscenza, di volontà tra il Padre e il Figlio, e di tutti coloro che ricevono tale Vangelo. – Infine, “il giogo” del discepolo di Gesù: è leggero perché quando si ama nulla risulta pesante, insopportabile. La mitezza e la misericordia sono sempre pronti ad accoglierci.
Penso che unire nella nostra preghiera i due testi di Matteo, cioè i vers.20-24 previsti per sabato e i vers.25-30 che oggi concludono il cap.11, possa regalarci una singolare sintesi a conclusione di questo meraviglioso discorso del Signore sul tema dell’annuncio del Vangelo!
Annuncio rivelato al cap.10 che ha avuto un’ulteriore dilatazione al cap.11 per l’intervento di Giovanni Battista.
In questi ultimi dieci versetti emerge con grande potenza la lode dei piccoli e degli umili!
Esplicitamente il ver.25 attribuisce ai piccoli l’attributo di sapienti! Sono loro i veri sapienti e i veri dotti!
A questo punto, però, facendomi un’immagine di questi veri sapienti che sono i piccoli, sento il dovere di cogliere in loro anche le persone di Tiro e di Sidone descritte al ver.21 come ”vestite di sacco e cosparse di cenere”!
Certamente anche loro – ma c’è qualcuno che potrebbe pensare di non dover essere uno di loro? – sono parte di quell’assemblea di piccoli e di umili!
Domandiamoci allora chi sono questi “piccoli e umili” descritti dal nostro brano!
Sono i peccatori di Sodoma e Gomorra finalmente visitati e salvati dal Signore!
E sono quindi coloro di cui ci parla il ver.28 quando li invita al suo ristoro: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”!! In questo momento, come cogliendo l’occasione, Gesù stesso parla loro di Sé, invitandoli a prendere il suo giogo e a imparare da Lui, che è “mite e umile di cuore”!
Dunque Gesù è in mezzo a questi poveri peccatori!
Lui, il Santo e l’Innocente, si è fatto povero come loro e tra loro!
Addirittura come loro maestro: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”!! (ver.29).
Il Signore non solo ci salva e ci perdona, ma ci chiede di imparare da Lui a perdonare!!
Noi che abbiamo bisogno di essere perdonati da tutti, siamo chiamati a imparare da Lui che è “umile e mite di cuore”, e a perdonare!
Per questo Egli osa dire che il suo giogo, la Croce (!), può essere “ristoro” per la nostra vita: “Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”!! (ver.30).