24 Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; 25 è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
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Notate la differenza tra l’ “è” del ver.24, per dire che il discepolo “non è” più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore, e il “diventare” del ver.25: quell’ “essere” sarebbe una prevaricazione, mentre il “diventare” è un dono di comunione. L’espressione “è sufficiente” del ver.25 l’abbiamo trovata alla fine del Discorso della Montagna reso con “A ciascun giorno “basta” la sua pena” (Mt.6,34).
In tal modo viene descritta da Gesù l’opera dello Spirito Santo che guida e plasma la nostra vita, sicchè il discepolo diventa come il suo maestro e il servo come il suo padrone. Ognuno di noi ha esperienza di persone importanti della sua vita che sono state e sono per lui immagine e presenza del Signore Gesù. Persone che mitemente e cordialmente hanno accolto il dono di Dio e sono diventate veramente “cristiane”, di Cristo, simili a Lui!
E’ una prospettiva meravigliosa di speranza e di pace, che tuttavia siamo chiamati ad accogliere in direzione anche del rifiuto e della passione: “hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia”! Siamo chiamati a celebrare nella nostra umile esistenza la passione del Cristo per essere partecipi della sua gloria! Meravigliosa l’attribuzione a noi di essere “quelli della sua famiglia”. Oggi ascolto anche l’espressione sublime di Efesini dove Paolo chiama i cristiani “famigliari di Dio” (Efesini 2,19).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.