20 Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21 Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
E’ con un certo tremore che propongo la “lettura” di questo testo, perché mi sembra di capire che le note delle Bibbie seguono un’altra ipotesi.
Io penso che povertà, fame e pianto siano le categorie dell’umano più direttamente e profondamente coinvolte nel mistero e nel dono della fede!
Quindi non ritengo che il significato profondo di queste parole sia quello di una particolare condizione economica, sociologica, psicologica … ma semplicemente dicano l’umano, e cioè la condizione umana di minorità, fragilità e peccato, sulla quale Dio si piega con la sua infinita misericordia.
Per questo, la povertà la fame e il dolore sono la condizione profonda nella quale l’umano – e cioè noi! – riceve e accoglie il dono di Dio!
Le fede è esperienza della salvezza.
E la salvezza è il dono che solo Dio può dare!
La fede non la si conquista e non la si merita: la si può solo ricevere!
L’umano, secondo il dato profondo della fede e della sapienza ebraica, è intrinsecamente povero!
Abbandonato a se stesso, l’umano lotta contro la sua povertà asservendosi ai grandi idoli del potere e della ricchezza.
Questo asservimento porta inevitabilmente non solo all’idolatria, ma infine all’auto-idolatria!
Le “religioni” – e in questo è compreso un cristianesimo defraudato e corrotto, propongono una infinita battaglia contro ogni povertà, ogni fame e ogni prova della vita, proponendo appunto l’idolatria! Pensate che cosa ha prodotto l’idolatria della guerra nell’orizzonte cristiano, dalle Crociate alla denuncia dei cappellani militari nei confronti di don Lorenzo Milani.
Dio invece, che è bontà, amore e infinita misericordia, amando la creatura umana, scende verso di essa, la cerca, la visita, la salva, la riempie dei suoi doni.
Per far questo, nella pienezza dei tempi Dio si fa uomo, e cerca e libera e salva l’uomo entrando in tutta la sua povertà-piccolezza, fino alla morte, e alla morte di Croce!
Ascoltiamo allora la prima Parola che nel nostro brano il Signore dice all’umanità: “Beati voi …!”. Non dice “bravi voi” o “forti voi” o “sapienti voi” o “virtuosi voi” ….
Ma appunto “Beati voi, poveri …che ora avete fame … che ora piangete…”, perché il dono della fede e della comunione con Lui, è la prospettiva “figliale” che in Gesù viene donata all’umanità.
Ed è per questo che in certo modo, per essere felice e saziata, l’umanità sempre accoglie Dio come Colui che appunto la visita e la consola.
Così, i poveri ricevono in dono il regno di Dio, e vengono da Dio saziati e rallegrati!
Non è dunque una situazione sociale, culturale o morale che deve essere abbattuta, ma è la condizione dell’umanità, e con lei, di tutta la creazione, che viene da Dio amata, visitata e salvata.
Mi fa piacere se reagite con le vostre obiezioni!
Infine mi permetto di farvi osservare l’inizio del nostro piccolo brano di oggi, dove dice che Gesù, “alzàti gli occhi verso i suoi discepoli …”. Alzàti?? Lui, dov’è? E’ “in basso”, e lo è fino alla sua morte d’amore per noi. Fino alla sua Croce!
E’ “ il più in basso” di tutti e di tutto, perché tutti e tutto dobbiamo essere salvati dalla potenza dell’amore di Dio!
Abbasso gli idoli, specialmente, abbasso gli idoli religiosi, che distolgono dalla fede e, invece di “dare la vita”, prima o poi “danno la morte”.
Noi amiamo e adoriamo il Dio dell’Amore, che è datore di vita. Della sua vita!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Roberto
il 22 Giugno 2017 alle 08:47
Trovo bella l’interpretazione proposta da Giovanni, perché ci permette di vedere in quei “poveri” tutti noi: poveri e spesso afflitti per i nostri limiti, debolezze, errori… Aggiungo qualche sottolineatura: cose già dette, ma spero ancora utili. Intanto quel “Beati”: vuol dire “felici”, ed è così che Gesù e il Padre ci vogliono, contrariamente a quello che a volte pensiamo e crediamo. Poi, al v.20, notiamo il verbo al presente: “vostro è il Regno di Dio”. Non è una promessa per il futuro, ma una realtà di oggi, un fatto presente e attuale. Cosa è questo “Regno di Dio”? Ormai lo sappiamo tutti: non è il paradiso, non è il luogo dove ci troveremo dopo la morte; l’espressione dice che Dio regna su di noi, ci “governa” o – con parole che ci piacciono di più – si occupa di noi, ha cura di noi in questo mondo, in questa storia. E’ la garanzia della beatitudine.
E’ con un certo tremore che propongo la “lettura” di questo testo, perché mi sembra di capire che le note delle Bibbie seguono un’altra ipotesi.
Io penso che povertà, fame e pianto siano le categorie dell’umano più direttamente e profondamente coinvolte nel mistero e nel dono della fede!
Quindi non ritengo che il significato profondo di queste parole sia quello di una particolare condizione economica, sociologica, psicologica … ma semplicemente dicano l’umano, e cioè la condizione umana di minorità, fragilità e peccato, sulla quale Dio si piega con la sua infinita misericordia.
Per questo, la povertà la fame e il dolore sono la condizione profonda nella quale l’umano – e cioè noi! – riceve e accoglie il dono di Dio!
Le fede è esperienza della salvezza.
E la salvezza è il dono che solo Dio può dare!
La fede non la si conquista e non la si merita: la si può solo ricevere!
L’umano, secondo il dato profondo della fede e della sapienza ebraica, è intrinsecamente povero!
Abbandonato a se stesso, l’umano lotta contro la sua povertà asservendosi ai grandi idoli del potere e della ricchezza.
Questo asservimento porta inevitabilmente non solo all’idolatria, ma infine all’auto-idolatria!
Le “religioni” – e in questo è compreso un cristianesimo defraudato e corrotto, propongono una infinita battaglia contro ogni povertà, ogni fame e ogni prova della vita, proponendo appunto l’idolatria! Pensate che cosa ha prodotto l’idolatria della guerra nell’orizzonte cristiano, dalle Crociate alla denuncia dei cappellani militari nei confronti di don Lorenzo Milani.
Dio invece, che è bontà, amore e infinita misericordia, amando la creatura umana, scende verso di essa, la cerca, la visita, la salva, la riempie dei suoi doni.
Per far questo, nella pienezza dei tempi Dio si fa uomo, e cerca e libera e salva l’uomo entrando in tutta la sua povertà-piccolezza, fino alla morte, e alla morte di Croce!
Ascoltiamo allora la prima Parola che nel nostro brano il Signore dice all’umanità: “Beati voi …!”. Non dice “bravi voi” o “forti voi” o “sapienti voi” o “virtuosi voi” ….
Ma appunto “Beati voi, poveri …che ora avete fame … che ora piangete…”, perché il dono della fede e della comunione con Lui, è la prospettiva “figliale” che in Gesù viene donata all’umanità.
Ed è per questo che in certo modo, per essere felice e saziata, l’umanità sempre accoglie Dio come Colui che appunto la visita e la consola.
Così, i poveri ricevono in dono il regno di Dio, e vengono da Dio saziati e rallegrati!
Non è dunque una situazione sociale, culturale o morale che deve essere abbattuta, ma è la condizione dell’umanità, e con lei, di tutta la creazione, che viene da Dio amata, visitata e salvata.
Mi fa piacere se reagite con le vostre obiezioni!
Infine mi permetto di farvi osservare l’inizio del nostro piccolo brano di oggi, dove dice che Gesù, “alzàti gli occhi verso i suoi discepoli …”. Alzàti?? Lui, dov’è? E’ “in basso”, e lo è fino alla sua morte d’amore per noi. Fino alla sua Croce!
E’ “ il più in basso” di tutti e di tutto, perché tutti e tutto dobbiamo essere salvati dalla potenza dell’amore di Dio!
Abbasso gli idoli, specialmente, abbasso gli idoli religiosi, che distolgono dalla fede e, invece di “dare la vita”, prima o poi “danno la morte”.
Noi amiamo e adoriamo il Dio dell’Amore, che è datore di vita. Della sua vita!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Trovo bella l’interpretazione proposta da Giovanni, perché ci permette di vedere in quei “poveri” tutti noi: poveri e spesso afflitti per i nostri limiti, debolezze, errori… Aggiungo qualche sottolineatura: cose già dette, ma spero ancora utili. Intanto quel “Beati”: vuol dire “felici”, ed è così che Gesù e il Padre ci vogliono, contrariamente a quello che a volte pensiamo e crediamo. Poi, al v.20, notiamo il verbo al presente: “vostro è il Regno di Dio”. Non è una promessa per il futuro, ma una realtà di oggi, un fatto presente e attuale. Cosa è questo “Regno di Dio”? Ormai lo sappiamo tutti: non è il paradiso, non è il luogo dove ci troveremo dopo la morte; l’espressione dice che Dio regna su di noi, ci “governa” o – con parole che ci piacciono di più – si occupa di noi, ha cura di noi in questo mondo, in questa storia. E’ la garanzia della beatitudine.