34 State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35 come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». 37 Durante il giorno insegnava nel tempio; la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. 38 E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo.
Luca 21,34-38

E’ di grande fascino e di grande delicatezza l’ammonizione che apre oggi il nostro brano evangelico: la preziosità del tempo esige una grande attenzione!
Proprio perché è tempo di pienezza, esige la nostra profonda attenzione e tutto il nostro impegno!
Altrimenti potrebbe essere tempo di giudizio e di condanna!
Il credente ha la grande responsabilità del tempo! Responsabilità dell’ “oggi”!
E’ dunque interessante quell’ “appesantirsi”, un verbo presente solo qui in tutto il Nuovo Testamento, come rischio di perdere la nostra appassionata vigilanza e la nostra responsabilità dell’attesa del compimento della storia.
Infatti “quel giorno” che è pienezza del dono di Dio, potrebbe essere “giudizio” se noi non l’attendiamo già in qualche modo vivendolo.
Proviamo a fare un esempio! Vivere oggi in modo rassegnato la violenza delle ingiustizie, delle guerre, delle abissali diversità tra ricchi e poveri …… !
Ognuno, nel piccolo orizzonte della sua vita, è chiamato dalla sua stessa fede a vivere ogni giorno come l’ultimo, come quel “giorno del Signore” dove la pace, la fraternità, la condivisione, la pienezza dell’amore … sono appassionatamente cercati e accolti da noi che abbiamo il dono e la responsabilità della fede di Gesù!
Ne abbiamo già parlato come l’esigenza di “vivere in anticipo”, che significa vivere il Vangelo del Signore in questa creazione e in questa storia ancora prigioniere del male e della morte, ma anche già visitate dal dono del Figlio di Dio che è venuto a far nuove tutte le cose!
Tale mi sembra il significato di quello “sfuggire a tuto ciò che sta per accadere” e cioè alla fine del mondo dominato dal male e dalla morte, e al dono di poter “comparire davanti al Figlio dell’uomo”.
I “santi” sono coloro che ci mostrano questa meraviglia che in Gesù è stata donata alla vecchia creazione e alla vecchia storia! Pensate a S. Francesco d’Assisi. Ma anche al Santo Papa Giovanni. Ma anche, magari alla mia o nostra mamma!
Il ver.37 ci vuole annunciare e mostrare tutto questo nella “vita quotidiana” del Signore che “durante il giorno insegnava nel tempio e la notte usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi”.
E ce lo vuole comunicare anche il ver.38 che dice come tutto il popolo (!!) “di buon mattino andava da Lui nel tempio per ascoltarlo”. Mi sembra che questa semplice e umile memoria ci possa essere di aiuto prezioso e di sapiente indicazione!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lo abbiamo provato, credo, il cuore appesantito: quel peso dentro, che riflette la nostra insoddisfazione, a volte l’angoscia. Nelle parole di Gesù, ne sono causa “dissipazioni (crapule, ebbrezza, in greco), ubriachezze e affanni della vita”: soprattutto di questi ultimi abbiamo esperienza, proviamo questa “preoccupazione ansiosa” per la nostra vita, il suo mantenimento…, e vien meno la serenità. Ma su questo Gesù ci ha dato una garanzia straordinaria: è il Padre che ha cura di noi e si occupa anche degli aspetti minimi della nostra esistenza. – “Comparire davanti al Figlio dell’uomo” non ci fa paura, perché il Signore è stato uomo come noi, conosce tutte le fragilità della esistenza umana e intende accoglierci nella pienezza della vita di Dio. Oggi lo vediamo dormire all’aperto, sotto un albero del Monte degli Ulivi, coperto del suo mantello, senza nemmeno “una pietra dove posare il capo”.