1Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. 2E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. 3Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. 4In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. 5Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». 6Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
7Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», 8altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». 9Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
7Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», 8altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». 9Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Il cap.9 si apre con l’inaugurazione del grande compito cristiano: ”annunciare il regno di Dio e guarire gli infermi”. Mi piace fissare qui la mia attenzione più profonda, perché mi sembra ci sia una grande bisogno di purificare, liberare e semplificare il senso e lo scopo dell’opera cristiana. Tale compito è reso possibile dalla forza e dalla potenza che, come ascoltiamo al ver.1, Gesù dona ai Dodici, e donerà ai settantadue – tante erano considerate le nazioni del mondo – all’inizio del cap.10: “.. diede loro forza e potere su tutti i demoni e di curare (così, alla lettera) le malattie”. Ci troviamo davanti al grande mistero del male, sul quale la Bibbia non ci dà informazioni sul perché della sua esistenza, ma che ci dice la realtà del grande nemico di Dio e dell’umanità, nemico dal quale Egli vuole liberarci.
L’immensità del compito è rigorosamente intrecciata, al ver.3, con la prescrizione di una assoluta “povertà”. Corredarsi di potenza che non sia solamente quella che Gesù consegna ai Dodici per mandarli, sarebbe non solo inutile, ma anche controproducente, illusoria e alla fine dannosa, come ben sperimentiamo anche noi con tutti i nostri apparati di ogni tipo. La gente cui i Dodici sono inviati non potrebbe capire la potenza divina di liberazione che essi portano, se questa fosse mischiata e intrecciata con poteri e risorse della mondanità. Non è questione di buono o cattivo, ma di verità e di inganno, o illusione, o menzogna.
Il verbo “accogliere” che incontriamo al ver.5, l’abbiamo già ascoltato in Luca 2,28, dove si dice che Simeone “accolse tra le braccia” Gesù Bambino, un Dio che si è fatto piccolissimo per la salvezza del mondo. La non accoglienza di questo Dio piccolino è il giudizio evangelico su tutte le potenze mondane che non colgono e non accolgono il mistero dell’Amore di Dio fino alla carne e alla croce di Gesù. Siamo ancora dentro il grande precetto della povertà della Chiesa come essenziale annuncio e testimonianza della povertà del Figlio di Dio. Il ver.6 annuncia l’avvenimento del Vangelo e della sua potenza di bene.
E’ interessante l’accostamento nel nostro brano dei vers.7-9 che ci portano, come a contrasto, in un mondo che è del tutto opposto, e chiuso a quanto abbiamo ascoltato. Anche qui mi sembra di vedere che non si tratta di buono o cattivo, ma, più radicalmente, di un altro mondo! Erode riuscirà a vedere Gesù, con “scarsi risultati”, in Luca 23, dentro agli eventi supremi della Pasqua, della Croce e della Gloria del Salvatore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono Roberto (il computer fa le bizze).
Disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche”. Che fascino questa povertà che Gesù propone e richiede ai suoi inviati! E il pensiero va alla “chiesa dei poveri” del nostro card. Lercaro e di don Giuseppe… Anche se da allora non si è realizzato molto, possiamo oggi stesso riproporci di accogliere, di vivere la proposta di Gesù nella nostra comunità di “poveri”.