57 Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58 Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59 A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». 60 Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio». 61 Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». 62 Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

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Vorrei fare un tentativo, e cioè di cogliere insieme con voi quale sia la fonte di quelle che un titolo redazionale della Bibbia di Gerusalemme chiama come titolo del nostro brano di oggi “Esigenze della vocazione apostolica”. Sento infatti il bisogno di vedere sempre ogni “regola”, ogni impegno morale, alla luce della rivelazione del Signore. Altrimenti mi sembra che ci si esponga al pericolo di guardare a parole come quelle che oggi riceviamo dal Signore buono, come imperativi ardui, o addirittura duri, quasi disumani, e quindi difficili da accogliere. Perchè il Signore chiede questo e quello?
Nel nostro brano sono tre le indicazioni date da Gesù per la vita dei discepoli. La prima si svolge “per la strada”, mentre “andavano per la strada”(ver.57). Una persona dichiara al Signore la sua volontà di seguirlo “dovunque tu vada”. La risposta del Signore potrebbe sembrare un suo desiderioo di segnalare con forza che si tratta di una prospettiva di assoluta povertà: non avere nemmeno i nidi e le tane che anche le creature animali hanno. Mi chiedo però se non si debba piuttosto pensare all’annuncio da parte di Gesù di un cammino senza fine, dove non si è mai arrivati. Non ci sono tane e nidi dove abitare, neppure una pietra dove posare il capo! Forse appunto è per dire che la vita cristiana è un viaggio senza fine nella Parola di Dio e nella potenza dello Spirito, una necessaria continua peregrinazione nel mistero di Dio.
Nelle altre due affermazioni di Gesù al ver.60 e al ver.62 si ricorda che l’orizzonte nel quale si svolge la vita nuova in Gesù è “il regno di Dio”. E in entrambi le richieste dei suo interlocutori viene detto un “prima”: seppellire il padre “prima” di seguire il Signore; e il congedo da quelli di casa “prima” di seguirlo. Qual’è il senso del rifiuto da parte di Gesù di queste ipotesi? Al ver.60 afferma l’esigenza assoluta di annunziare il regno di Dio. In tale regno non ci sono più i morti, perchè tutti vivono la vita di Dio. E, secondo il ver.62, tutto il mondo è la nostra casa, e tutta l’umanità è la nostra famiglia di figli e di figlie di Dio.
Proviamo adesso a trarre un’ipotesi di conseguenza pratica. Vuol dire il Signore che non possiamo fermarci neppure davanti alla morte di nostro padre? No! Vuol dire ben di più! E cioè che non si tratta di seppellire dei morti, ma di presentare alla comunità del Cielo chi ha terminato il suo esodo e ha celebrato la sua ultima Pasqua e ora finalmente passa dalla morte alla vita. Anche nostro papà! Allo stesso modo, non c’è più una casa con la quale abbiamo un rapporto che non avremo con nessun’altra casa. Perchè ogni casa, ogni capanna e ogni palazzo è abitato da miei fratelli e mie sorelle. Penso quindi che il cristiano, anche davanti alla morte di suo padre, darà la risposta che diede quell’eremita del deserto quando andarono a dirgli: tuo padre è morto. Ed egli rispose: Non bestemmiare; mio padre è immortale. E non avendo una casa e una famiglia come esclusivamente sua, incontrerà ogni casa e ogni famiglia come luogo e spazio d’amore dove sempre si troverà tra fratelli e sorelle, nell’unica famiglia del Signore.
E vi annoio ancora un momento per dire che in tutto questo le relazioni, i volti, e persino i luoghi più intimi alla nostra esperienza e al nostro cuore ….non ci perderanno, perchè il discepolo di Gesù li vedrà come segni preziosissimi dell’unica paternità di Dio e di quella famigliarità che ormai è grande come l’umanità intera.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che parole aspre, ma affascinanti quelle di Gesù… e “illuminate” da d. Giovanni. – Nel mondo ebraico, le volpi non erano considerate animali astuti (come per noi), ma bestie insignificanti; gli uccelli erano considerati creature senza alcun valore (mi pare che non ci fosse nenmmeno la preghiera di benedizione per loro). Quindi, il Figlio dell’uomo dice di non avere neanche le minime sicurezze degli ultimi tra gli animali; Egli è perennemente in cammino, senza luoghi di rifugio e di riposo… Che dire di noi, oggi, se non l’urgenza di “rimetterci in viaggio”, malgrado il nostro impellente bisogno di sicurezze, di stabilità, che frena il nostro procedere? – Quanto al “seppellire il padre”, accenno all’interpretazione teologica di alcuni commentatori: il padre rappresenta, nella cultura ebraica, la tradizione, il modello di vita e di valori da seguire. “Seppellire il padre” vuol quindi dire rispetto, venerazione per il passato rappresentato dal padre. Le parole di Gesù, allora, ci chiederebbero di tagliare con le tradizioni e i condizionamenti – anche religiosi – del passato…, e questo perchè il Regno di Dio è qui ed ora: dobbiamo solo aprirci alla “buona notizia” che Dio ci ama come siamo e ci comunica la sua stessa condizione divina. Via, dunque, le nostalgie, i rimorsi, i dubbi…, per immergerci nella vita nuova ed eterna di cui già godiamo.
Il testo di oggi e in particolare le risposte di Gesù sono profondamente legati a quanto ieri abbiamo udito circa il far saldo Gesù il suo volto verso Gerusalemme. Le prime battute del testo di oggi “Mentre andavano per strada”, confermano il collegamento con questa decisiva svolta.
In questo senso le “deroghe” richieste appaiono delle resistenze o per lo meno delle esitazioni a fronte dell’ “umile risolutezza” di Gesù
Il secondo incontro sembra sottolineare in modo più evidente il carattere perenne, in ogni tempo e per ogni discepolo, dell’alternativa rappresentata dalla sequela di Gesù. Al vecchio andare a seppellire il padre, che ancora è dentro alla logica di morti che seppelliscono i morti, si oppone il nuovo andare a annunziare il regno di Dio. La sequela di Gesù nel suo viaggio pasquale, che per i dodici è concretamente verso la città di Gerusalemme, si estende a tutte le circostanze della vita.
Nel primo dialogo, Gesù mette l’accento sul suo carattere di viandante. I discepoli di Emmaus diranno. “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme…”. Certo il regno dei cieli è la meta, la casa finale, come tanti passi biblici, anche nello stesso Vangelo di Luca, indicano; però qui Gesù sembra volere indicare egli stesso, e in lui il regno dei cieli, come una realtà pellegrina. Domani ascolteremo l’annuncio evangelico “Il Regno di Dio si è avvicinato a voi” e in seguito “Il regno di Dio è in mezzo a voi”. Non c’è contraddizione; è lo stesso regno come le parabole del chicco e del
lievito evidenzieranno, che è come in viaggio, poveramente, tra di noi.