22E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». E presero il largo. 23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. 24Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. 25Allora disse loro: «Dov’è la vostra fede?». Essi, impauriti e stupiti, dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono?».
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Spesso la memoria evangelica, oltre a comunicarci persone ed eventi concreti, ci consegna immagini che chiameremo “simboliche”, perché oltre che darci notizie concrete, rivelano anche orizzonti e contenuti profondi del mistero di Dio e dell’uomo. Mi pare che questo si possa e si debba pensare anche per la Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore. Gesù chiede che ci si imbarchi e si passi all’altra riva del lago. Può darsi che anche questa “altra riva” ci suggerisca considerazioni dello stesso tipo. Oggi però si parla solo di questa traversata burrascosa.
Al ver.23 Luca nota un particolare di grande rilievo: Gesù si è addormentato. Ed è notevole anche il contrasto tra il suo sonno e la pericolosa tempesta di vento e di acqua che si abbatte sul lago. Impauriti, i discepoli lo svegliano: “Maestro, maestro, siamo perduti!”(ver.24). Dopo aver placato la tempesta Egli dice loro: “Dov’è la vostra fede?”(ver.25). Qual è dunque il significato di quel sonno e di questo rimprovero? Penso sia appunto un grande insegnamento sulla fede. La fede che è una “presenza-assenza” del Signore nella nostra vita. Il suo dormire sembra allora assumere il significato di una non-garanzia, di una povertà del credente, di una comunione non miracolistica con il Signore. Egli è con noi. Questo porta ed esige un modo nuovo di vivere la vicenda umana, senza esenzioni e privilegi, ma appunto con la serena certezza che non siamo soli. La fede esige dunque un concreto atteggiamento di vita “come se Dio non ci fosse”. La fede dunque non è un privilegio mondano, ma è un modo completamente nuovo di “stare al mondo”. Il credente è immerso come tutti gli altri nella “bufera” della storia, nella vita con tutte le sue prove, fino alla morte e compresa la morte. Ma la sua vita è radicalmente nuova. L’esclamazione dei discepoli “siamo perduti!” non è la fede. Per questo Gesù li rimprovera dicendo: “Dov’è la vostra fede?”
Davanti al placarsi della natura che “obbedisce” a Gesù, i discepoli si domandano “Chi è dunque costui?”, impauriti e stupiti, dice il ver.25, per quello che Gesù ha fatto. Ma il “miracolo” della fede è più profondamente quello di una “bonaccia” in mezzo alla tempesta. Il vero miracolo è proprio quello: la fede, appunto. Ed è il dono supremo di Dio all’uomo. Ed è la responsabilità del credente. E’ la sua testimonianza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.