19E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
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Possiamo accogliere la Parola che oggi il Signore porge alla nostra preghiera e alla nostra vita, come un’ikona della nuova sostanza delle nostre relazioni famigliari, e, più ampiamente, di ogni relazione. Non c’è una “negazione” di tali relazioni. Al contrario, esse vengono massimamente illuminate e valorizzate. E questo avviene perché tutto ormai si pone in relazione con la presenza del Figlio di Dio nella storia umana. Tutto dunque è “relativo” a Lui. Appunto, non è negato, ma è posto “in relazione”. Non mi sembra importante voler osservare se nel nostro testo, e in quelli paralleli di Matteo 12 e di Marco 3, c’è un’ “invasione” o addirittura una certa violenza possessiva da parte della madre e dei fratelli nei confronti di Gesù. E’ importante seguire con attenta mitezza quello che la memoria evangelica ci dice.
Intorno a Gesù c’è una grande folla che impedisce di raggiungerlo. Essi desiderano vederlo, e Gesù non respinge il loro desiderio, ma rivela quale sia la strada: per “vederlo”, bisogna ascoltare la Parola di Dio e “farla”: questo verbo è orribile, ma esprime più fedelmente quello che Gesù chiede rispetto alla versione “e la mettono in pratica”. La Parola del Signore è la sorgente e il grembo della vita nuova. E’ questa Parola a ricreare tutta la creazione e tutta la storia. E’ dunque questa Parola a generare la “famigliarità” tra tutti coloro che l’ascoltano e la vivono.
Si tratta di una famigliarità di sorprendente bellezza. Chi ascolta la Parola e la vive è non solo fratello, ma anche madre di Gesù! Mi piace sottolineare il rilievo di questa affermazione con il ricordare la figura della “Ecclesia Mater”, così preziosa nell’antica tradizione cristiana. La Chiesa, e ogni cristiano, sono “Ecclesia Mater” perché annunciando e testimoniando la Parola, generano Gesù in molti cuori, e generano alla vita nuova molti fratelli di Gesù.
Aggiungo una considerazione non direttamente presente nel nostro testo, ma ricchissima in altri luoghi della Scrittura, dove le relazioni famigliari sono descritte come intimamente connesse con il mistero di Gesù: i nostri genitori sono per noi il segno della paternità e della maternità di Dio. I nostri figli sono ikona del Figlio di Dio e con questa fisionomia spirituale ci sono affidati. In ogni uomo e donna del mondo siamo chiamati a vedere un fratello e una sorella, perché tutti siamo figli dello stesso Padre. Dunque le relazioni non vengono eliminate, ma anzi illuminate e valorizzate. Certo, vengono anche “relativizzate” nel senso che, per esempio, lo stesso esercizio dell’autorità paterna e materna non può essere arbitrario, ma deve essere obbedienza alla relazione fondamentale nei confronti della paternità di Dio. Un padre cristiano non può certo essere un padre-padrone.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.