1Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. 2Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». 3Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
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Il vino nuovo in otri nuovi della conclusione del cap.5 esprimeva la “novità” della grande festa nuziale che Gesù è venuto a donare all’umanità. Tutta l’antica economia della Prima Alleanza ha preparato e profetizzato queste “nozze”. Essa deve essere ormai accolta e interpretata alla luce di Gesù, del suo insegnamento e della sua opera pasquale. Il Signore dunque ci prende oggi per mano per condurci alla conoscenza e all’esperienza di questa vita nuova.
La proibizione della spigolatura in giorno di sabato rientra in quella più generale del non lavorare di sabato. Ma questo diventa occasione per cogliere in Gesù il senso profondo di quella norma, e, più ampiamente, il significato profondo del “giorno del Signore”. Per rispondere all’obiezione dei farisei Gesù ricorda l’episodio narrato in 1Samuele 21,2-7, quando Davide e i suoi compagni hanno mangiato i pani che solo i sacerdoti potevano mangiare. In tale vicenda sembra che la giustificazione di quel fatto sia semplicemente la fame di Davide e dei suoi, fuggiaschi dalle intenzioni omicide di Saul. Come erano affamati quei giovani di Davide, ora lo sono i discepoli con i quali cammina di sabato tra i campi di grano.
Le note delle bibbie giustificano l’infrazione in nome della misericordia. Forse si può dire qualcosa di più. Forse si può cogliere in questo episodio un’immagine bellissima della comunità raccolta intorno a Gesù e l’accenno ad una caratteristica della sua vita. Non siamo più nei vecchi luoghi sacri, come nel racconto di 1Samuele, ma nell’ampio orizzonte della creazione. L’antico esempio dell’eccezione fatta per Davide, diventa ikona della comunità messianica raccolta dietro a Gesù: una comunità di poveri, che camminano dietro al loro Signore nutrendosi del cibo finalmente donato ai piccoli. Un’immagine profetica della liturgia eucaristica. Se vale questa ipotesi, l’antica norma del sabato che impediva il lavoro, sfocia ora nel significato pieno delgiorno del Signore, nel quale l’uomo non opera per celebrare l’opera di Dio. Opera nella quale i piccoli figli di Dio vengono da Lui nutriti con il Pane degli Angeli. Gli antichi segni del tempio e dell’altare cedono all’immagine di tutta la creazione e di tutta la storia, finalmente convocate nell’evento che celebra la festa nuziale dell’incontro tra Dio e l’umanità, finalmente nutrita dal suo Signore nel cammino verso la Casa del Padre. Lascio a voi giudicare se il mio balbettio può avere qualche accettabile lumino.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Diversi anni fa, scendendo dal Monte delle beatitudini verso il lago di Tiberiade, attraversavamo campi di grano. Padre Alberto, commentando l’episodio delle spighe, fece questa osservazione: quando da bambini coglievamo alcune spighe e ne masticavamo i chicchi, non era per mangiare, per toglierci la fame, ma quasi per gioco, per il piacere di fare quell’impasto che tenevamo in bocca come una “cicles”(così le chiamavamo allora). Dunque, non solo il bisogno (come la fame di Davide) ma anche solo il piacere può prevalere su certe regole e imposizioni. Il piacere non è una parola “sospetta”. Il benessere dell’uomo è, per Gesù, al primo posto. Il Padre non ama imporre pesi, ma vederci e farci felici, sereni.