6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. 7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. 8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». 10E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
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Una premessa: non “censuriamo” il nostro ascolto di questa Parola vedendone semplicemente un documento del rinnovamento spirituale del culto sinagogale. Come sempre, la Parola è anche e soprattutto dono al nostro tempo, dono a ciascuno di noi, dono alla comunità ecclesiale, dono alla vicenda dei popoli….
Nel testo di oggi il punto di partenza forte è l’invito all’uomo paralizzato: “Alzati e mettiti qui in mezzo”. Scribi e farisei lo osservano per vedere se violerà il sabato, ma Lui sta compiendo un gesto di ben più vasto significato. Perché il rischio, in ogni forma “religiosa”, è quello di emarginare, lasciar fuori e addirittura censurare la storia e la sua immensa problematicità. Gesù la porta dentro, e “in mezzo”. Dunque, ancora una volta, e sempre di più, la Parola di Dio non fuori, ma dentro la storia. Non una formula astratta, buona per ogni luogo e ogni tempo, ma una Parola viva, che si incontra, accoglie, discute, contesta e cambia la storia!
Ed è Lui stesso, Gesù, questa Parola. E’ Lui che apre una domanda decisiva. Una domanda che purtroppo non ci facciamo abbastanza, perché siamo culturalmente e spiritualmente rassegnati a che la Parola sia solo una “regola”. Invece Gesù introduce due verbi fondamentali: il “fare” e il “salvare”. Dunque, tutta la normativa del sabato, il significato profondo del sabato, è per fare il bene o per fare il male? Per salvare una vita, o sopprimerla? Lo splendore della domanda contiene e custodisce l’evidenza della risposta. Il sabato è il giorno in cui cessa l’opera dell’uomo, e risplende l’opera di Dio! E’ il giorno in cui l’assemblea dei peccatori e dei poveri – i peccatori nel banchetto di Levi e i poveri a sfamarsi nei campi di grano e con Davide con il Pane del tempio – viene visitata e salvata dal suo Signore.
E non solo: la mano sanata permetterà anche a quell’uomo di fare il bene e di partecipare all’opera divina della salvezza. Il nostro testo si conclude con l’affermazione che gli oppositori di Gesù, più che andare in collera, alla lettera, “vanno giù di testa”. Infatti Gesù fa cadere un apparato di regole che hanno smarrito il loro significato, e fa risplendere in pienezza la grande profezia del sabato, giorno del riposo e della lode di Dio. Risplende il dono della fede e viene purificata una forma religiosa che rischia di perdere la sua anima.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.