6 Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7 e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. 8 Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9 Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10 Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11 Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12 In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

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Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-236-12.html
Ricordando e commentando questo episodio, che lui solo ricorda tra gli evangelisti, Luca dirà in Atti 4,27-28 che “in questa città Erode e Ponzio Pilato, con le nazioni e i popoli di Israele, si sono alleati contro il tuo santo servo Gesù che tu hai consacrato, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano deciso che avvenisse”. In questo modo Luca collega tra loro i poteri mondani collocati sia nelle nazioni come tra “i popoli di Israele”, come è il caso di Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, un non-ebreo con poteri politici sulla nazione ebraica: tutti i popoli sono chiamati alla salvezza insieme a Israele, ma i poteri mondani sono solidali tra loro, a qualunque etnìa appartengano, contro il Messia del Signore. Qui certamente Pilato tenta di liberarsi di un problema scomodo, e cerca di rifilarlo a Erode, e alla rozza banalità di costui.
Erode è il simbolo anche della volgarità e della stupidità del potere mondano. Si rallegra dell’occasione perché di Gesù ha sentito parlare e spera di “vedere qualche miracolo fatto da lui”(ver.8):è la tipica interpretazione banale che cerca la sensazionalità della religione e non certo il dono della fede. La curiosità cede subito, davanti al silenzio di Gesù, all’insulto e alla beffa. Il “linguaggio” di tutto ciò è rappresentato dalla “splendida veste” che per irrisione viene messa addosso al Signore, e che peraltro rivela quale sia l’interpretazione istintiva che il potere del mondo ha di se stesso: un adornamento di sé.
Il testo di Atti 4 citato sopra farà di questo episodio un ricordo e un’interpretazione del Salmo 2,1-2 (Atti 4,25-26). Quando la comunità credente riesce a non confondersi con tali poteri rozzi, violenti e volgari, risplende per la sua testimonianza di questo divino e severo silenzio di Gesù davanti all’irrisione volgare di Erode. Così ho pensato quando i miei fratelli che abitano a Gerusalemme ieri mi hanno fatto sapere che, anche a nome di tutti noi, stavano per entrare nella Gaza insanguinata per celebrare la Messa della Domenica di Cristo Re. Ho avvertito che in questo modo la regalità di Gesù veniva testimoniata di fronte alla violenza delle potenze mondane di ogni parte.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.