Sono venuto all’incontro a Riale in parrocchia dove parlavi insieme a due sportivi. Ci sono venuto pensando di te: voglio vedere che cosa si inventa questa volta….

Quanto scritto qui sopra non è un messaggio, ma una telefonata. Quel brigante, ieri sera neanche si è fatto vedere, ma si è dileguato senza salutarmi. È in realtà un caro amico con il quale mi piace molto dialogare. Lui si ritiene ateo, ma non vuole venire agli incontri con i miei amici atei, perché gli piace piuttosto prendermi in giro dicendomi che siccome i cristiani normali non mi danno ascolto, vado a “vendere i miei ombrelli” dagli altri. Ma lui il mio ombrello dice di non volerlo comperare. Di fatto sono io piuttosto ad apprezzare gli ombrelli suoi, perché è intelligente ed è persona di pace. Con lui è bello anche litigare! E ieri sera mi sono trovato bene. Avevo chiesto preliminarmente di poter parlare per ultimo, dopo due personaggi straordinari: un celebre allenatore di baseball di Bologna, e una olimpionica bella signora, parrocchiana di Riale, mamma di due bambini, catechista. I loro interventi mi hanno aiutato moltissimo. Quando è toccato a me, non ho fatto altro che raccogliere le loro parole come una bella “parabola” evangelica. Perché tutta la storia e tutta la creazione sono in realtà una grande parabola, come moltissime parabole che Gesù è venuto a raccontare e a spiegare. Tutto, nella creazione e nella storia, è ormai visitato e illuminato dal Figlio di Dio, di cui oggi si festeggia la signoria su tutto e su tutti. Una signoria che non è per comandare, ma per servire. Così, ieri sera anche lo sport sembrava una bella parabola: per far crescere i ragazzi con umiltà e con passione. Per far vedere che la vita è un gioco di squadra più che una gara per il più bravo. E in ogni caso il più bravo è quello che è più bravo a dare una mano a tutti gli altri. E non si ha mai finito di perfezionarsi, di imparare e di migliorare. Per questo è importante che chi guida sia come il grande allenatore di ieri sera che non disistima mai i suoi allievi e i suoi giocatori, ma li incoraggia mettendo in evidenza i bei regali che già ci sono nella loro vita e nelle loro azioni e prestazioni. C’era, un po’ nascosta tra la gente, anche una mamma-sorella di molti a Bologna, che si chiama Aldina, e che nessuno di voi indovinerà chi è. E lei ci ha detto dello sport praticato dai suoi ragazzi diversamente-abili. Una bellezza e una gioia: anche loro hanno il tesserino e la foto dello sportivo. Perché lo sport più bello e più utile è quello che trova un posto d’onore per tutti.

Buona Domenica.

d.Giovanni della Dozza.

Domenica 25 novembre 2012.