6 Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo 7 e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
8 Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9 Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. 10 C’erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. 11 Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12 In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c’era stata inimicizia tra loro.
Solo Luca ricorda tra gli evangelisti questo passaggio della passione del Signore. In tal modo si coinvolgono nella condanna di Gesù anche i capi politici di Israele, oltre alle autorità e ai notabili del mondo religioso, insieme a Pilato che in qualche modo rappresenta l’impero e quindi tutte le “genti”, cioè tutta l’umanità. Luca riprende l’episodio, e lo amplia nel suo significato, in Atti 4,23-28, un testo importante che conviene considerare, anche per la sua ampia citazione del Salmo 2, e quindi il prezioso chiarimento circa la responsabilità universale della morte di Cristo, e anche per l’osservazione acutissima che scaturisce da quello che qui sembra solo una notizia storica ed episodica, cioè l’amicizia tra Erode e Pilato, nata in quell’occasione, e più forte delle precedenti ragioni di inimicizia. Il testo degli Atti tende ad affermare che i poteri del mondo, anche se fra loro contrastanti, si trovano in sostanziale alleanza e concordia di fronte al Signore della luce e della pace. Il giudizio evangelico cade su entrambi le forme di potere, nessuna delle quali “difende” Dio. Nemici nella logica della categoria dell’ “inimicizia” mondana, si ritrovano alleati, e addirittura amici, davanti al Signore della giustizia e della pace.
Probabilmente i vers.6-7 alludono ad un tentativo di Pilato di disfarsi di uno scomodo imputato. Ma il silenzio e la non reattività di Gesù lo costringe a riprendersi la sua responsabilità. E’ interessante anche l’osservazione del ver.7 circa la presenza di Erode “in quei giorni” a Gerusalemme. Malgrado la sua origine e la sua condizione interiore ed esterna, un capo non può essere mancante in occasione della suprema festività religiosa del popolo. Certamente, tutto il suo atteggiamento dice quanto egli sia peraltro distante da ogni attenzione vera alla tradizione di fede di Israele.
L’aggressione e l’oltraggio di Erode nei confronti di Gesù ha le due tipiche fisionomie di un interrogatorio angariante, con in più il particolare anch’esso di rilievo circa la religiosità superstiziosa e miracolistica del tretarca, che da molto tempo desidera questo incontro perchè spera di vedere da lui qualche segno, che qui si colloca nello spazio della magìa. Dapprima il vero e proprio interrogatorio, di cui si dice al ver.9, e nel quale il Signore resta rigorosamente in silenzio. Poi, a superare l’umiliante delusione di ciò, l’oltraggio e lo scherno culminanti nella veste regale. I testi di Matteo e di Marco attribuiscono ai soldati romani questa scena ingiuriosa.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Al v.11 il verbo tradotto con insultare contiene la parola “nulla”. Si può forse tradurre con disprezzare: per erode e i suoi soldati Gesù è una nullità. Il re desiderava vederlo ma al contrario di Zaccheo non ha fatto niente per incontrarlo. Era interessato ai segni e ai miracoli… il silenzio e la passività di Gesù lo deludono. Ho pensato che erode rivesta Gesù di una veste splendida (una delle sue?) perchè non sopportava vedere un uomo così insignificante e poco interessante. E lo rimanda così a Pilato.
“vedere” Gesù è un tema molto importante. Leggeremo Lc 23,47-48 dove il centurione vedendo la morte di Gesù dirà “veramente quest’uomo era giusto” e le folle accorse a vedere se ne tornano percuotendosi il petto. Così in Lc 24 “vedere” il risorto, i segni della passione e riconoscerlo…
Anche nella prima lettura si parla di vedere il Signore: 1Gv3,2-3 “quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro”.
Ho trovato molto attivi Pilato ed Erode. Il primo in due versetti ‘udito ciò, domandò, saputo che, lo mandò’. Il secondo ‘si rallegrò, desiderava vederlo, interrogò, insultò, schernì, rivestì, rimandò’. Entrambi poi ‘ diventarono’ amici.
La risposta a questa frenesia è il silenzio di Gesù che di fatto non fa nulla e nemmeno risponde alle domande.
Mi ha dato un po’ da pensare anche sulle nostre vite ‘urbane’ e ad alcune parole di don Giuseppe in ‘non restare in silenzio, mio Dio’ (La parola e il silenzio) sulle condizioni e la necessità di un discernimento molto attento: ‘un tale discernimento non si può compiere nella fretta e nell’agitazione quotidiana della polemica, nel rumore che debilita l’anima e ne attutisce le facoltà più sottili e delicate.’.
Mi sembra una buona dritta il lunedì mattina!
Il testo dice che Erode gioì molto nel vedere Gesù. Il contesto però porta a pensare a un giudizio negativo su questa gioia, che appare non tanto superficiale, ma piuttosto collegata a un istinto di possesso e di potere. Già all’inizio dei capitoli della passione avevamo visto la gioia assolutamente negativa dei sommi sacerdoti e dei capi delle guardie all’idea che Gesù fosse consegnato da Giuda nelle loro mani. La gioia di Erode appare comunque non in sintonia con il mistero pasquale che si sta svolgendo. Appare ad esso più corrispondente la tristezza dei discepoli al Getsemani, e certamente in modo ancora più appropriato il pianto amaro di Pietro. Il Vangelo di Giovanni svolgerà ancora più esplicitamente questo rapporto tristezza-gioia in relazione alla Pasqua.
Il non rispondere di Gesù a Erode evidenzia ancora di più quanto si era visto a riguardo di Pilato; il suo non fare affidamento nè tanto meno affidarsi alla potenza dei potenti davanti ai quali è portato. Gesù alla fine del capitolo 22 aveva già detto ai capi giudei: Da ora sarà il figlio dell’uomo seduto alla destra della potenza di Dio. Le ultime battute del testo di oggi mettono in evidenza che non c’è in realtà una differenza di fondo tra i vari poteri mondani. Anche se sorgono contrasti e competizioni fino all’inimicizia, e anche se questi poi tante volte sfociano in guerre e reciproche aggressioni, oggi si vede che c’è “un amicizia”, un pensiero e un atteggiamento concorde a fronte della vera alternativa che prima Pilato e poi Erode si trovano davanti; c’è un unanime disprezzo della piccolezza e della debolezza come vera fonte di forza.
Al versetto 11 l’azione di Erode “lo insultò” è letteralmente “lo stimò un nulla” o “lo fece una nullità”. Mi ha ricordato quando la Scrittura dice che Dio “ha scelto le cose che non sono per ridurre a nulla quelle che sono”. Gesù per primo si fa un nulla per ridurre a nulla tutto e tutto far risorgere da morte. Un altro versetto che qui si adempie è il versetto del salmo 46 “di Dio sono i potenti della terra, Egli è l’Altissimo”. In modo misterioso ma indubitabile Dio ha un rapporto particolare coi potenti anche se la Parola non rivela molto perchè. A me viene da pensare che è inevitabile l’incontro-scontro tra la regalità di Gesù e le regalità di questo mondo e probabilmente questo è funzionale all’istaurarsi del Regno di Dio e del suo diffondersi tra gli uomini.
Dice Luca in Atti 13,1 che nella comunità cristiana di Antiochia c’era, tra gli altri, Manaèn, “compagno d’infanzia di Erode tetrarca”. Si pensa che sia stato proprio questo credente a conservare nella tradizione cristiana l’episodio odierno, con l’incontro tra Gesù ed Erode. – Questo Erode aveva messo a morte Giovanni Battista per i motivi che sappiamo; Gesù aveva fatto riferimento a lui con le parole: “Andate a dire a quella volpe… Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (13, 32-33). Il titolo di volpe non indicava astuzia, come per noi, ma “animale insulso”, o “uno sciacallo”. Con un personaggio così Gesù non dialoga. Ora Egli è in balia dei potenti, che se lo scambiano come un pacco-dono (e infatti Pilato ed Erode diventano amici). La dignità dell’Uomo è calpestata e schiacciata…, come infinite altre volte nella storia e tutt’oggi. La risposta di Gesù è quel grande silenzio che ha mantenuto durante quasi tutto il lungo processo e i vari interrogatori.