14 Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15 e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16 perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17 E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18 perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19 Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20 E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
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Gesù è a tavola con gli apostoli: è la cena pasquale. Questa cena, tipicamente famigliare, è anche la cena di un maestro con i suoi discepoli, secondo la consuetudine al tempo di Gesù. Da questa cena Gesù si congeda, per quanto egli dice ai vers.15-18 che sono del solo Luca tra gli evangelisti. E’ il suo congedo dalla pasqua ebraica, e il suo riferimento potente al regno di Dio, inteso non come un luogo, ma piuttosto come il tempo finale. L’espressione resa in italiano con “ho tanto desiderato”(ver.15), è molto forte e intensa, e fa uso di un verbo che più spesso indica la “concupiscenza” in senso negativo. Qui dice l’intensità del sentimento di Gesù! In questi vers.15-18 Egli collega strettamente l’antica Pasqua ebraica con il volto nuovo e pieno che essa assume nella sua Pasqua di morte e di risurrezione. Ed è appunto il grande appuntamento con Lui nel regno.
Ai vers.19-20 ascoltiamo la memoria diretta della nuova Pasqua celebrata con Gesù e in Gesù. Notiamo la forza delle parole “dato per voi (ver.19)….versato per voi (ver.20): attualmente nella formula della consacrazione nella Liturgia, chi presiede aggiunge le parole “offerto in sacrificio” Forse per questo motivo, dopo tali parole il pane e il calice vengono da alcuni elevati in alto; altri lo porgono all’assemblea, forse per sottolineare più fortemente quel “dato per voi.. versato per voi”. E qui entra potentemente l’elemento della memoria: “..Fate questo in memoria di me”, che può assumere due significati: sia il ricordo a noi stessi del gesto compiuto da Gesù per significare il suo sacrificio d’amore, sia il ricordo al Padre del sacrificio d’amore del suo Figlio Gesù.
Con questi gesti e queste parole Gesù inaugura “la nuova alleanza” nel suo sangue (ver.20), che porta a totale pienezza il segno profetico della prima alleanza celebrata con il sangue degli animali sacrificati. Ora la nuova alleanza viene celebrata e sigillata con il sangue del Figlio di Dio! E’ Dio che offre Se stesso per la salvezza dell’umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-2214-20.html
Mi ha colpito molto l’immagine di questa nuova alleanza nel “sangue versato”. La prima volta che nella Scrittura si parla di sangue versato è in occasione dell’alleanza che Dio stabilisce con Noè e i suoi figli:
“Chi sparge il sangue dell’uomo,
dall’uomo il suo sangue sarà sparso,
perché a immagine di Dio
è stato fatto l’uomo.
E voi, siate fecondi e moltiplicatevi,
siate numerosi sulla terra e dominatela.
Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi” (Gen 9,6-9).
Là era un’alleanza basata sul non spargimento di sangue, perchè l’uomo è immagine di Dio!
E ora questa nuova alleanza nel sangue versato dall’uomo Gesù, Dio fatto carne…. mi sembra vertiginoso.
Ed è forse proprio il Suo sacrificio d’amore ad essere il principio e la fonte di una nuova fecondità: voi, siate fecondi e moltiplicatevi… aveva detto Dio a Noè.
“Ricevuto un calice, rese grazie…”(v.17): mi ha sempre “incuriosito” questo primo calice; chi lo avrà passato a Gesù? qualcuno fungeva da “cerimoniere” nella cena pasquale? Interessante anche il fatto che “il succo della vite” fosse così presente e importante nella pasqua ebraica… – “Questo è il mio corpo dato per voi”: come è noto, il corpo per un semita rappresentava tutta la persona. Gesù quindi dice che dà la sua persona, la sua vita, tutto se stesso (e noi siamo associati a questo dare, donare le nostre persone e le nostre vite). – C’è poi il termine “memoria”: “Fate questo in memoria di me”. Anche qui ci aiuta la conoscenza della mentalità semitica: non si tratta del nostro “ricordo”, che pure è una cosa bella e preziosa; è il “memoriale” ebraico, ricordo che si realizza ora e ci coinvolge e ci impegna.
E’ la Pasqua, il passaggio dalla schiavitù alla libertà che Jeshua bar Josef come tutti gli eberei onora e celebra.
Ma questa Pasqua è diversa da tutte le altre e dopo di questa niente sarà più come prima.
il Signore compie il passaggio dalla schiavitù alla libertà passando attraverso la morte.
I discepoli che sono con Lui e lo vedono compiere i gesti che Luca ci racconta e sentono le sue parole non credo immaginino nemmeno lontanamente quello che stà per succedere.
L’umanità dei discepoli come la nostra fà fatica ad inerpicarsi su altezze cosi vertiginose.
Nel riconoscimento di Tommaso sento tutta la fatica di questa umanità e allora con lui invoco: mio Signore e mio Dio