1 Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, 2 e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano in che modo toglierlo di mezzo, ma temevano il popolo. 3 Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era uno dei Dodici. 4 Ed egli andò a trattare con i capi dei sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo a loro. 5 Essi si rallegrarono e concordarono di dargli del denaro. 6 Egli fu d’accordo e cercava l’occasione propizia per consegnarlo a loro, di nascosto dalla folla.
7 Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. 8 Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua». 9 Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». 10 Ed egli rispose loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. 11 Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 12 Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate». 13 Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
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Mi affascina e mi commuove l’intreccio tra la grande tradizione della fede ebraica e l’evento supremo per il quale tutto è stato preparato. E’ un’interpretazione profonda del mistero della storia, per cui ciò che accade è stato preparato ed è atteso, e peraltro tutto quello che è avvenuto s’illumina, si spiega con l’evento che ora sopraggiunge. Nella Pasqua di Gesù tutto viene convocato, fino al mistero supremo del male: “Allora Satana entrò in Giuda”(ver.3). E il fatto è così assolutamente rilevante da esigere una ripresentazione di Giuda: “Giuda, detto Iscariota, che era uno dei Dodici”. Lo sapevamo già, ma quello che ora gli accade è tale da “definire” la persona di Giuda. Ritroveremo questo anche più avanti, al ver.47. Di Giuda non me la sento di dire altro, se non che da molti anni continuo a percepire di dover tornare a considerare la sua persona e il suo dramma, e quindi il “mistero del Male” che entra in lui.
Non avverto in me lo stesso sentimento quando incontro i personaggi citati ai vers.4-6. Certamente anche per loro si deve pensare al dominio del male, ma tutto mi sembra più banale e più superficiale. Il Male è un mistero, e la persona di Giuda è quella che lo esprime nelle sue dimensioni più profonde e più drammatiche. Poi, anche lui viene travolto dalla comune vicenda segnata dall’allegrezza dei capi per l’occasione che viene offerta loro, e la presenza del denaro, e la ricerca dell’occasione propizia, e il tentativo di operare di nascosto dalla folla.
Nei vers.7-13 è dominante il verbo “preparare”: la Pasqua da preparare e la Pasqua già preparata. Solo Luca cita esplicitamente Pietro e Giovanni come i discepoli mandati da Gesù. Mi sembra di dover dilatare il senso di questa preparazione, perché forse la vita è sempre questo preparare la Pasqua di Gesù. Ed è questo preparare trovando e riconoscendo il già preparato. I dati esterni di tale preparazione possono presentarsi anche come banali: così la figura dell’uomo che porta la brocca d’acqua e il dialogo con il padrone di casa. Ma forse vogliono esprimere come per ciascuno la preparazione e la scoperta della “sua” Pasqua avvengano attraverso circostanze e vicende qualsiasi. Eppure, è attraverso di esse che arriviamo alla “sala grande e arredata”. Sono elementi minori, eppure è attraverso questi che Egli li conduce dove devono arrivare: “Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi., Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-221-13.html
Nella parte “negativa” (vv. 1-6), colpisce il contrasto tra il clima pasquale e lo spirito dei teologi e sacerdoti, tutti presi dalla preoccupazione di togliere di mezzo Gesù. Satana, che si era dato da fare in vari modi precedentemente (per esempio, attraverso le prese di posizione di Pietro), ora riprova attraverso Giuda, i capi e il potere del denaro. – Nella parte “positiva” (vv. 7-13), viviamo quel bel clima di attesa che precede la grande festa, la Pasqua di Israele e poi la nostra Pasqua. Nel giorno 14 del primo mese dell’anno (Nisan) aveva luogo il sacrificio degli agnelli; alla sera si consumava la cena pasquale e si eliminava il lievito per otto giorni (di qui il nome di festa degli azzimi). Ora è il momento di preparare la sala e tutto l’occorrente per la nuova pasqua che il Signore sta per celebrare, anzi per vivere.