1 Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, 2 e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo. 3 Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. 4 Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. 5 Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. 6 Egli fu d’accordo e cercava l’occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla. 7 Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. 8 Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”. 9 Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?”. 10 Ed egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà 11 e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 12 Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate”. 13 Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
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Entriamo oggi nell’ultima parte del Vangelo di Luca, la più importante, dedicata a raccontare gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù di Nazareth, cioè la sua passione, morte, sepoltura, risurrezione e ascensione al cielo (cap. 22-24).
Diversamente dagli altri evangelisti, Luca inizia il suo racconto dicendo che la festa degli Azzimi chiamata Pasqua «si avvicinava» (v. 1). La narrazione di quanto avviene è così raccordata ai diversi riferimenti del cap. precedente sulle realtà future che si avvicinano: «Il tempo è prossimo (lett. si è avvicinato)» (v. 8); la devastazione di Gerusalemme è vicina (cf. v. 20); «la vostra liberazione è vicina» (v. 28); «l’estate è vicina» (v. 30); «il regno di Dio è vicino» (v. 31). In 22,7 si cita poi il giorno più importante della festa settimanale degli Azzimi, cioè il giorno in cui si deve immolare l’agnello da consumare nella cena pasquale.
Conosciamo già «i sommi sacerdoti e gli scribi» del v. 2, perché sono stati i protagonisti delle discussioni fatte con Gesù durante il suo ministero pubblico nel tempio di Gerusalemme e delle trame ordite ai suoi danni (cf. cap. 20). Anche il timore che essi avevano del popolo era già stato annotato dall’evangelista (cf. 19,48; 20,6; 21,38).
L’ingresso di satana in Giuda (cf. v. 3) è ricordato anche in Gv 13,2. Luca ha parlato di satana chiamandolo diavolo in 4,2-13. Gesù cita il diavolo ricordandone il ruolo di ladro della sua parola (cf. 8,12), mentre preferisce normalmente parlarne chiamandolo satana (cf. 10,18; 11,18; 13,16; 22,31). Appunto dall’ultima citazione si comprende bene che l’azione di satana non è concentrata sul solo Giuda ma su tutti i discepoli, principalmente su Simone; e che essa è contrastata dalla preghiera di Gesù per la fede di Simone e per il suo ruolo di sostegno nei confronti dei condiscepoli.
«La stanza» del v. 11 è «l’albergo» di Lc 2,7. Colpisce il fatto che mentre all’inizio del Vangelo la sacra famiglia non trova posto, alla fine, per la celebrazione dell’ultima cena, il posto si trovi, in virtù delle predisposizioni date da Gesù ai suoi discepoli.
Il v. 13 richiama 19,32 e fa vedere come tutto quello che accadrà a Gesù deve accadere in modo conforme a quanto sta dicendo: la sua parola precede e determina gli avvenimenti che stanno per compiersi.
Che contrasto tra la scena descritta nei versetti precedenti, con Gesù che insegna nel tempio e il popolo che accorre fin dall’aurora, e la scena odierna: i capi religiosi, gli esperti delle Scritture (gli scribi), i “rappresentanti di Dio”, che congiurano per “sopprimere” una persona, per toglierla di mezzo; allo stesso tempo, “temono il popolo”!- Ma il testo ci dà la chiave di lettura degli avvenimenti, sottolineando che si avvicinava la festa degli Azzimi e ci si preparava a “mangiare la Pasqua”: é giunto il momento in cui Gesù diventerà il nuovo agnello pasquale, nuovo cibo e nuova liberazione…- Viene ripetuto nel testo odierno quel verbo così denso di significati e sintesi di tutto quello che sta per accadere: “la consegna” di Gesù, la sua – come si diceva una volta – “traditio”. Luca non manca di fare un accenno a quel terribile motore di tante vicende umane che è il danaro. E’ la “materia di scambio” per la consegna del Signore.
Mi è sembrato che l’inizio del capitolo 22 e del cammino di Gesù verso la Croce sia particolarmente condiviso con gli uomini.
Nella prima parte ‘satana entrò in Giuda’ mi ha ricordato un’ ammonizione di San Francesco: ‘Non furono i demoni a crocifiggerlo, ma tu, insieme con essi, l’hai crocifisso e continui a crocifiggerlo, dilettandoti nei vizi e nei peccati. Allora, di che puoi gloriarti?’. Eccoci così un po’ tutti traditori.
Nella seconda mi è molto piaciuto l’idea della ‘preparazione’. A Pietro e Giovanni, come ai due mandati a slegare il puledro , viene chiesto di preparare la Pasqua. I due non sanno niente ma il Signore li manda e già, a sua volta, aveva preparato tutto: ‘l’uomo con la brocca’ ‘la sala grande e addobbata’. Come se i due non debbano preparare la Pasqua per il Signore, ma per gli altri uomini.
Ho visto così i cristiani come una sorta di grande catering in cui tanti piccoli Giuda peccatori cercano di preparare la Pasqua, le strade, per la venuta del Signore. Come? Come nei precedenti 21 capitoli ci ha detto. Con amore, umiltà, misericordia, ascolto della Sua parola, perdono..
‘andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza, nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio…’
Mi è sembrato, oggi, tutto molto ricco. Perdonate la confusione.
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