10 Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11 Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 13 Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
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Il commento 2007 (Lc 16,1-13):
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-161-13.html
Nella parabola dell’amministratore disonesto abbiamo colto il legame tra misericordia e ricchezza e abbiamo concluso che la ricchezza disonesta è una ricchezza che non diventa condivisione nella comunione dei beni e quindi nella carità. La misericordia è quindi il partecipare e comunicare la misericordia divina che abbiamo ricevuto dalla bontà del Signore. Oggi veniamo a sapere che non si tratta soltanto di un’immagine, ma di un reale legame tra il nostro comportamento sul piano della comunione dei beni e quello del nostro atteggiamento riguardo alla misericordia divina. L’amministratore “disonesto” effondeva misericordia per trovare misericordia. Ora, nel nostro prezioso brano di oggi, egli diventa immagine del cristiano capace di effondere la misericordia di Dio, ben diversamente dal farisaismo che fa della verità di Dio un patrimonio geloso e una fonte di giudizio e di condanna.
Le ricchezze di questo mondo sono “cose di poco conto”(ver.10), e chi è “fedele” con esse, cioè chi è consapevole di doverne partecipare i suoi fratelli, e in generale tutti gli altri, “è fedele anche in cose importanti”, cioè sarà dispensatore di quella misericordia che ha ricevuto lui stesso da Dio e di cui vuole far partecipi gli altri. Ma chi è avaro possessore dei beni di questo mondo lo sarà anche del bene supremo della misericordia divina, e Dio non potrà affidargliela. La “ricchezza altrui” di cui dice il ver.12 è la vacua e passeggera ricchezza del mondo: bisogna dispensarla con totale dedizione. Altrimenti Dio non ci potrà affidare la ricchezza “vera”, quella che veramente conta e che è la misericordia divina che è porta d’ingresso nella piena comunione con il Signore.
La ricchezza del mondo, nella sua transitorietà e vanità, può addirittura, come Gesù dice al ver.13, diventare nostro “padrone” e farci suoi servi. La ricchezza mondana diventa idolo! Ma non è possibile adorare l’idolo e adorare il vero nostro Signore: “Nessun servitore può servire due padroni”, e sarà inevitabile e insanabile il contrasto tra odio e amore. Diventa drammatico il paragone tra l’idolo della ricchezza e l’idolo della farisaica pretesa “giustizia”. Chi stravolge la giustizia divina in geloso possesso e in duro giudizio, in realtà odia e disprezza il Signore della misericordia e della salvezza: “Non potete servire Dio e la ricchezza” come non potete servire Dio nella dura spietatezza del vostro giudizio che condanna ed esclude il fratello.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.