20 E ancora: «A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? 21 È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata».
2 Commenti
giovanni nicolini
il 29 Agosto 2007 alle 06:32
Il lievito non ha generalmente buona fama nelle Scritture ebraiche e cristiane: tanto è grande la tensione positiva verso il nuovo, verso la novità radicale che Dio dona alla creazione e alla storia. E questo a partire dalla grande tradizione del pane azzimo per il pane della Pasqua (Esodo 12). Anche Paolo parla del lievito per evidenziare che basta un piccolo elemento negativo per sciupare tutto il resto (1Co.5,6 e Gal.5,9). Qui invece il lievito è l’immagine del regno. Diversamente dal nostro testo e dal suo parallelo in Matteo 13,33, il Vangelo apocrifo “secondo Tommaso” paragona il regno alla donna che nasconde il lievito nella pasta e quindi fa con esso dei grandi pani. Il primo elemento di grande rilievo in questa immagine è il particolare del nascondimento. La donna ha nascosto questo lievito. E’ dunque il grande “segreto” positivo della creazione e della storia: c’è qualcosa di nascosto in esse, che ne garantisce e ne attua il cammino positivo. L’opera salvifica del Signore è infinitamente più vasta di quello che noi possiamo percepire. Nella nostra stessa vita personale capita spesso di scoprire la presenza di grazie di cui non si era consapevoli e che pure già agivano in noi e da noi. Questa presenza non è “a tempo”, ma è sino alla fine del suo compito. Accompagna quindi tutta la vicenda dell’uomo e del cosmo, in contrasto anche con i grandi avvertimenti circa la necessaria urgenza di una risposta positiva al dono di Dio. Qui pare che sino alla fine tale segreto buono rimarrà. Non mi pare che questo contrasti con la responsabilità di ogni coscienza, ma indubbiamente vi intreccia una nota di indefettibile speranza. Il terzo elemento di grande rilievo è la totalità dell’esito finale: la pasta sarà “tutta fermentata”. Concludo dicendo che l’immagine mi pare si applichi sia all’orizzonte della totalità dell’esistente, sia a quello di ogni esistenza. Tutte le consapevolezze che ognuno ha circa l’insufficienza della sua risposta al dono di Dio devono essere coniugate con l’interpretazione di assoluta speranza che il nostro testo ci offre. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
andrea bergamini
il 29 Agosto 2007 alle 06:41
Si ripete il verbo di ieri “è simile al lievito che, PRESO-RICEVUTO, una donna nasconde nella farina…”. E’ il dono di Dio, al sua Parola nella nostra vita… il Regno di Dio! Ieri il semino diventava albero per gli uccelli del cielo, oggi il lievito fermenta tutta la farina. Tutta.
Il lievito non ha generalmente buona fama nelle Scritture ebraiche e cristiane: tanto è grande la tensione positiva verso il nuovo, verso la novità radicale che Dio dona alla creazione e alla storia. E questo a partire dalla grande tradizione del pane azzimo per il pane della Pasqua (Esodo 12). Anche Paolo parla del lievito per evidenziare che basta un piccolo elemento negativo per sciupare tutto il resto (1Co.5,6 e Gal.5,9). Qui invece il lievito è l’immagine del regno. Diversamente dal nostro testo e dal suo parallelo in Matteo 13,33, il Vangelo apocrifo “secondo Tommaso” paragona il regno alla donna che nasconde il lievito nella pasta e quindi fa con esso dei grandi pani.
Il primo elemento di grande rilievo in questa immagine è il particolare del nascondimento. La donna ha nascosto questo lievito. E’ dunque il grande “segreto” positivo della creazione e della storia: c’è qualcosa di nascosto in esse, che ne garantisce e ne attua il cammino positivo. L’opera salvifica del Signore è infinitamente più vasta di quello che noi possiamo percepire. Nella nostra stessa vita personale capita spesso di scoprire la presenza di grazie di cui non si era consapevoli e che pure già agivano in noi e da noi.
Questa presenza non è “a tempo”, ma è sino alla fine del suo compito. Accompagna quindi tutta la vicenda dell’uomo e del cosmo, in contrasto anche con i grandi avvertimenti circa la necessaria urgenza di una risposta positiva al dono di Dio. Qui pare che sino alla fine tale segreto buono rimarrà. Non mi pare che questo contrasti con la responsabilità di ogni coscienza, ma indubbiamente vi intreccia una nota di indefettibile speranza.
Il terzo elemento di grande rilievo è la totalità dell’esito finale: la pasta sarà “tutta fermentata”. Concludo dicendo che l’immagine mi pare si applichi sia all’orizzonte della totalità dell’esistente, sia a quello di ogni esistenza. Tutte le consapevolezze che ognuno ha circa l’insufficienza della sua risposta al dono di Dio devono essere coniugate con l’interpretazione di assoluta speranza che il nostro testo ci offre.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Si ripete il verbo di ieri “è simile al lievito che, PRESO-RICEVUTO, una donna nasconde nella farina…”.
E’ il dono di Dio, al sua Parola nella nostra vita… il Regno di Dio! Ieri il semino diventava albero per gli uccelli del cielo, oggi il lievito fermenta tutta la farina. Tutta.