54 Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. 55 E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. 56 Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?
57 E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? 58 Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esecutore e questi ti getti in prigione. 59 Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».
13,1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
6 Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8 Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9 e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai».
COMMENTO SU Lc 13,1-9
Come dicevamo per il testo precedente, dopo averci dato le linee fondamentali della vita cristiana, l’insegnamento di Gesù si raccoglie intorno all’urgenza della conversione. Il giudizio che il Vangelo opera nella nostra vita può e deve diventare il nostro “sì” all’opera salvifica di Dio, e quindi il nostro ingresso nella vita nuova. La conversione non è solo un mutamento di costumi, che se mai è la conseguenza di un deciso nuovo orientamento di tutta la nostra persona. La parola greca che dice la conversione afferma un cambiamento del pensiero, un modo nuovo di pensare, cioè un’interpretazione nuova della vita.
Le parole che oggi riceviamo dalla bontà del Signore sono ricordate dal solo Luca, sia per quello che riguarda i due esempi che Gesù fa ai vers.1-5, sia per la parabola del fico sterile che Luca ricorda al posto dell’incontro reale con una pianta senza frutti di cui parlano Matteo 21,18 e Marco 11,12.
Dunque, per proclamare l’urgenza di convertirsi alla vita nuova, il Signore parte da una parola circa il volto nuovo della morte. Egli allontana il pensiero che la morte di una persona si possa interpretare come una “punizione”. La morte è semplicemente la morte. Non sono più peccatori degli altri sia coloro che muoiono per la violenza del potere mondano (vers.1-2), sia coloro che muoiono per un incidente occasionale (ver.4). E a questo punto l’invito forte alla conversione:”Ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”(ver.5). Certamente Gesù non nega che la radice della morte stia nel mistero di male che è entrato nel cuore e nella vita dell’uomo per l’originario inganno del diavolo. Ma rifiuta di collegare direttamente la morte ai peccati di una persona. Infatti, tutti, cattivi e buoni,stolti e sapienti, muoiono. Ma è proprio a questo punto che Gesù proclama, ancora implicitamente, e come in chiaro-scuro, la realtà del volto nuovo della morte, e quindi, sempre implicitamente, il superamento dell’inevitabile destinazione della vita verso la morte, e il nuovo volto pasquale della vita come vittoria della vita sulla morte.
L’insegnamento di Gesù viene accompagnato dalla splendida parabola del fico sterile (vers.6-9). Essa rivela che c’è un segreto, un supremo segreto di misericordia divina, dentro a questo “rovesciamento” dell’esistenza. In questo orizzonte, nella parabola, il padrone della vigna è Dio stesso, che si presenta con il giudizio severo della fine di ciò che non ha portato frutto. Ed è il vignaiolo, figura del Cristo, che deve tagliarlo. Ma a questo punto sorge, meravigliosa, una “obiezione” all’interno del mistero stesso di Dio, e nella relazione-comunione tra il Padre e il Figlio. Il padrone della vigna accetta che il vignaiolo lavori per la salvezza della pianta operando per il suo bene. Nel tempo di un anno! E’ l’immagine splendida della conversione e dei suoi “tempi stretti”. Ed è l’immagine meravigliosa che annuncia che in tale conversione verso Dio, Dio stesso non ci lascia soli. Che sarebbe impossibile per noi trovare e intraprendere la strada nuova della vita. Anche la nostra conversione è opera di Dio nel suo Cristo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.