8 Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!». 9 Egli disse: «Va’ e riferisci a questo popolo: “Ascoltate pure, ma non comprenderete, osservate pure, ma non conoscerete”. 10 Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendilo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi, e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da essere guarito». 11 Io dissi: «Fino a quando, Signore?». Egli rispose: «Fino a quando le città non siano devastate, senza abitanti, le case senza uomini e la campagna resti deserta e desolata». 12 Il Signore scaccerà la gente e grande sarà l’abbandono nella terra. 13 Ne rimarrà una decima parte, ma sarà ancora preda della distruzione come una quercia e come un terebinto, di cui alla caduta resta il ceppo: seme santo il suo ceppo.
Isaia 6,8-13

Non so se la dichiarazione di disponibilità da parte del profeta al ver.8 sia accusabile di presunzione, ma a me sembra più giusto cogliervi un segno prezioso e sicuro di comunione e di offerta! Un segno affascinante di offerta di sé nell’opera di Dio!
E Dio lo manda!
Ed è missione delicata e ardua perché esige parole e atteggiamenti di assoluta severità!
Quel “non comprenderete … non conoscerete …” (ver.9) è peraltro essenziale e necessario per custodire la proprietà fondamentale della Parola di Dio che non può essere conquista e comprensione dell’uomo, ma sempre solo puro dono e quindi grazia!
Per questo il compito del profeta esige di avere come suo esito di rendere “insensibile il cuore di questo popolo …. duro d’orecchio …. accecati i suoi occhi”, e dunque “non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore, né si converta in modo da essere guarito” (ver.10).
Mi sembra non si tratti di una punizione, ma piuttosto una manifestazione e un orizzonte di rivelazione del dono di Dio! Dono di salvezza e di novità di vita!
Una reale “risurrezione”!
Le città devastate, le case senza uomini, la campagna deserta e desolata …confermano che Dio agisce nel nulla della nostra condizione! (ver.11).
L’ultima parola del nostro brano, al ver.13, è un’affermazione misteriosa e affascinante, per lo meno nella versione che ci è proposta nella traduzione italiana.
Tutto il quadro angosciante proposto dai versetti precedenti si conclude al ver.13 con l’immagine di una quercia – o di un terebinto – “di cui alla caduta resta il ceppo: seme santo il suo ceppo”! Non mi è chiara questa traduzione, ma resta che nei miseri residui di una pianta caduta, “seme santo è il suo ceppo”!
Un principio e una profezia di risurrezione?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il profeta è inviato ad annunciare sventura e distruzione. “La predicazione di Isaia – dice la TOB – si rivolge a uditori ribelli e che non vogliono comprendere. Ecco perché ha l’effetto di indurire i cuori”. – Bello il momento della missione: il Signore che chiede aiuto; ha bisogno di un collaboratore, ma non sa bene a chi rivolgersi. Isaia risponde con una prontezza e una disponibilità che vorremmo (se possibile) condividere: “Eccomi, manda me”! – L’ultima parola del brano, “seme santo il suo ceppo”, pur nell’incertezza della traduzione, sembra indicare che sempre rimane la speranza di una conversione e di una rinascita promosse da Dio.