14 A Sion hanno paura i peccatori, uno spavento si è impadronito dei malvagi. Chi di noi può abitare presso un fuoco divorante? Chi di noi può abitare tra fiamme perenni? 15 Colui che cammina nella giustizia e parla con lealtà, che rifiuta un guadagno frutto di oppressione, scuote le mani per non prendere doni di corruzione, si tura le orecchie per non ascoltare proposte sanguinarie e chiude gli occhi per non essere attratto dal male: 16 costui abiterà in alto, fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, gli sarà dato il pane, avrà l’acqua assicurata.
Isaia 33,14-16

Siamo anche noi tra quei peccatori che con timore si chiedono: “Chi di noi può abitare presso un fuoco divorante?”, presso il fuoco di Dio? La familiarità che abbiamo con Dio, nostro Padre, non può farci dimenticare l'”enormità” del dono ricevuto: il miracolo di vivere in intimità con Lui, vivere della sua presenza… Le condizioni indicate dal profeta riguardano soprattutto il nostro comportamento verso i fratelli: la trasparenza, e non falsità e inganno; rifiutare “un guadagno frutto di oppressione” (un principio nettamente disatteso nella nostra società e, credo, da noi stessi); non cedere alla corruzione (come raccomanda con forza papa Francesco); non stare nemmeno a sentire il male architettato contro gli altri; e – sinteticamente – camminare nella giustizia, sulle tracce del Giusto per eccellenza, il Signore Gesù. Il risultato promesso è stupendo: abitare in alto, nella sfera di Dio; rifugio sicuro in Lui, poiché la roccia su cui poggiamo è Cristo; avere la garanzia del pane e dell’acqua, il pane della Parola e l’acqua dello Spirito che zampilla per la vita eterna.
La paura dei peccatori è legittima, perché sono a Sion! Essere a Sion vuol dire tutto il dono di Dio, la sua elezione nei confronti del suo popolo (vers. 14): è proprio del piccolo l’essere timorato del Signore. La piccolezza, l’umiltà è la caratteristica dell’uomo descritto al vers. 15, che si tura le orecchie e chiude gli occhi per non essere dominato dal male, che è più forte di lui. L’ultimo versetto (16) è la descrizione della ricchezza del povero, che viene innalzato e glorificato da Dio, secondo il dettato del Magnificat, come tante volte abbiamo osservato in Isaia.
Dio vi benedica e voi benedite noi. Francesco e Giovanni
Sì, così si ama Dio, camminando sulle tracce del Giusto con l’ambizione di diventare poveri se non lo siamo già.