Vorrei proprio sapere come si possa, e lei mi sembra faccia così, affrontare un problema morale senza tener conto della “legge naturale” che senza neppure il bisogno di morali religiose ci dice con chiarezza quello che è giusto e quello che non è giusto. Le dico questo per entrare anch’io in questo scambio di idee che mi interessa molto. Ma anche per stima grande nei suoi confronti anche se in questo caso non condivido la sua opinione.
Per secoli questo legame tra legge naturale e legge morale è stato tranquillamente forte. Né io sento il bisogno di obiettare. A me sembra che il problema si ponga in modo forte proprio a partire da questo “primato” della misericordia che Papa Francesco ha posto con grande vigore non solo etico, ma anche e soprattutto teologico. In questo modo si è posto un criterio di interpretazione e di azione irrinunciabile. E cioè: il Vangelo vuole accostare ogni situazione della vicenda umana, per visitare ogni condizione e portare l’annunzio della salvezza. Molte volte si può chiedere e pretendere un cambiamento, e quindi una conversione. Ma quando ci si trova davanti ad una condizione non modificabile, non si può rinunciare a donare il Vangelo a chi, così com’è, lo desidera. Qualunque sia la situazione del mio fratello, mio fratello resta, e anzi: se la sua condizione è più esposta, ancor più penso di dovergli passare quello che anch’io ho ricevuto senza esserne degno. Abbiamo addirittura benedetto i cannoni da una parte e dall’altra di due frontiere nemiche ed entrambe …cattoliche! Il Vangelo deve essere annunciato: quali frutti porterà o non porterà, noi in ogni modo consideriamo tutti nostri fratelli, e magari più bisognosi di ricevere la buona notizia di Gesù. Buona Domenica a lei e a tutti gli amici del Carlino.
Giovanni della Dozza.
Domenica 21 Febbraio 2016
Rimane che la misericordia non ha mai messo in soffitta l’ira di Dio, la giustizia e il Suo Giudizio.
Dio fa misericordia a chi si pente, ma non a chi continua in una situazione di peccato grave stabile.
Perchè in quest’ultimo caso, saremmo alla presa in giro della misericordia di Dio.
“fate dunque frutti degni del ravvedimento” ripete più volte tutto il NT. Il perdono, che otteniamo quando ci viene fatta misericordia, implica chiamare errore l’errore, chiamare il peccato il peccato, confessarsi, emendarsene, cioè cessare di commetterlo. Il perdono è costato la Croce del Figlio, ecco perchè richiede da parte nostra la rispsota di una vita santificata, non il permanere nel peccato.
certo che poi, se chi doveva fungere da garante della Verità rivelata afferma in giro che «ciascuno di noi ha una sua visione del bene e del male» e che «noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il bene», legittimandolo in pratica a fare tutto ciò che gli salta in mente, mentre qualsiasi giudizio morale e sacro costituirebbe un’intollerabile «ingerenza spirituale nella vita personale», tutto quanto vien fatto sembrare lecito….(…) Chi ha orecchi….