Quel giorno però era un sabato. 10 Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». 11 Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». 12 Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». 13 Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. 14 Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». 15 Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16 Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. 17 Ma Gesù disse loro: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». 18 Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
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Ci aspetta per i prossimi giorni il grande insegnamento sull’opera divina che il Padre ha affidato al Figlio. E ad introdurlo è il fatto stesso di questa guarigione operata in giorno di sabato. Ad essere subito contestato è l’uomo che Gesù ha guarito. Lo rimproverano perchè, secondo quello che Gesù gli ha comandato, egli “porta” la sua barella. Mi sembra importante segnalare qui che il verbo “portare”, presente più volte nel testo di oggi, l’abbiamo già incontrato in Gv.1,29 dove Giovanni Battista diceva: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”. L’Agnello toglie il peccato del mondo non perchè lo toglie via, ma perchè lo porta! E anche quest’uomo, portando la sua barella, invece di giacere nel suo male, lo porta. Lo porta, forse, come Gesù porta la Croce. Dico questo perchè è importante per tutto il tema dell’ “opera”, che è l’opera di Gesù, ma, come vedremo, è l’opera stessa del Padre. E quindi, penso, è l’opera che Gesù affida anche a quest’uomo guarito.
E’ molto interessante che, come ascoltiamo dai vers.12-13, quell’uomo non sappia chi è colui che l’ha guarito e gli ha chiesto di portare la barella. Questo è tipico dell’agire di Dio, che prima compie la sua opera, e poi si rivela come Colui che l’ha compiuta. L’esempio più forte di questo è la liberazione dei padri ebrei dall’Egitto. Chi sia Colui che li ha liberati cominceranno a saperlo solo dopo, al Sinài! Così Gesù si rivela all’uomo sanato, secondo il ver.14, con quello che gli dice trovandolo nel tempio. Il “non peccare più” che gli comanda significa certamente il peccato in senso generale, ma è bello coglierlo proprio nella nuova “posizione” di quell’ uomo riguardo al suo male, come già notavamo ieri. Il “peccare” sarebbe ritornare alla condizione di prigionìa dalla quale Gesù lo ha liberato. Lo ha dunque liberato perchè “porti” il peccato, e non ne sia più schiavo. Lascio a voi giudicare se questa ipotesi è possibile.
Quando al ver.15 l’uomo guarito riferisce ai giudei che è stato Gesù a guarirlo, l’accusa della violazione del sabato viene trasferita su Gesù stesso. Così il ver.16. E da questo il Signore prende l’occasione per annunciare loro che il suo agire rende presente l’agire del Padre: “Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco”. In questo modo il riposo sabbatico assume come fine quello di enfatizzare l’opera di Dio. Per i cristiani così si affermerà il giorno del Signore: come il giorno del riposo da tutte le opere affinchè sia glorificata e celebrata l’opera di Dio! E tale opera è la Pasqua di Gesù!
Tutto questo fa crescere l’ostilità dei giudei nei suoi confronti sino al proposito di ucciderlo “perchè non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio”! E’ interessante che la divinità del Figlio sia prima di tutto manifestata dalla sua opera e non da una “dottrina”. Guarendo quell’uomo di sabato Gesù ha manifestato in Se stesso l’opera di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.