19 Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. 20 Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. 21 Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. 22 Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, 23 perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
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Si apre oggi la grande descrizione del rapporto tra Gesù, il Figlio di Dio, e il Padre. Ben lungi dall’essere una trattazione astratta e lontana, quello che ascoltiamo in questi giorni è decisivo per comprendere il volto profondo della nostra fede e come la nostra fede annunci una relazione tra Dio e l’uomo assolutamente unica rispetto ad ogni altra concezione religiosa. Non pensiate che questo ci esponga a pericoli di orgoglio! Se mai ci espone alle lacrime per come siamo costretti a verificare nella storia piccola e grande, recente e lontana, nostra di ciascuno di noi e di tutti, quanto ci dimentichiamo o addirittura neghiamo quello che qui Gesù ci dice. Teniamo dunque conto che la relazione tra il Figlio e il Padre è la base della relazione che Dio vuole stabilire tra Sè e ogni uomo e donna della terra che accolgano il Figlio (“a quanti l’accolsero…” dice il Prologo in Gv.1,12-13, che oggi è bene riascoltare), ed è quindi quello che la nostra fede crede e chiede per ogni persona e per tutto il creato.
“disse loro” ascoltiamo al ver.19. Questi “loro” sono i giudei, interlocutori privilegiati della rivelazione divina, che hanno ricevuto tutta la rivelazione profetica e ora sono posti davanti al suo compimento e alla sua pienezza nella persona di Gesù.
E’ molto importante che la condizione privilegiata del Figlio sia descritta prima di tutto con l’affermazione di quel “da se stesso non può far nulla”, la sua radicale “povertà”, come principio di una relazione con il Padre di totale dipendenza: quello che il Padre fa, “anche il Figlio lo fa allo stesso modo”.
D’altra parte, se il Figlio tutto riceve dal Padre, il Padre, dice il ver.20, “ama il Figlio e gli manifesta tutto quello che fa”, in una dinamica sempre crescente di tale manifestazione. E a questo punto noi veniamo radicalmente coinvolti in tutto questo, come “morti” ai quali il Padre e il Figlio danno la vita. Questi “morti” non sono solo e non sono tanto coloro che hanno finito la loro vita mortale, ma forse più radicalmente tutti noi, chiamati alla salvezza e alla “vita nuova”.
Il ver.22 annuncia che il Padre ha affidato al Figlio ogni giudizio. Le note delle bibbie fanno notare che in altri luoghi il giudizio è del Padre. Ma qui è importantissimo che dica così, perchè è proprio la persona del Figlio, la sua totale dipendenza dal Padre e l’amore paterno di Dio che gli manifesta tutto quello che fa, come ascoltavamo al ver.20, è proprio la persona del Figlio a giudicare come noi ci apriamo con la stessa radicale umiltà al dono di Dio.
La nostra vita è chiamata ad onorare il Figlio !(ver.23), nel senso che siamo chiamati a vivere come figli la vita del Figlio. E noi onoriamo il Figlio quando da lui cogliamo e accogliamo il mistero del nostro essere figli di Dio e vediamo in ogni persona del mondo un figlio di Dio. E in questo modo onoriamo “il Padre che lo ha mandato”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.