1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4 E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Attraverso molte preziose immagini il Signore del Vangelo ci ha rivelato la sua opera di liberazione dell’umanità. Particolarmente, si può dire, attraverso le vicende della donna samaritana in Gv.4, e del cieco nato in Gv.9. Con la ricca immagine del recinto e della porta, del pastore e delle pecore, il capitolo 10 ci regala un’immagine collettiva della salvezza, ricca di particolari e di grandi legami con l’economia della Prima Alleanza e del suo compiersi in Gesù. Possiamo preliminarmente osservare che l’immagine del pastore e delle pecore è come “capovolta” rispetto all’immagine che conosciamo da Matteo 18 e Luca 15. Là il pastore usciva alla ricerca della pecora per riportarla all’ovile. Qui il pastore entra nel recinto delle pecore per chiamarle fuori e condurle verso grandi pascoli. Là un’opera di riconciliazione e di ritorno a casa, qui un’opera di liberazione e un cammino verso la pienezza della vita.
Notiamo che Giovanni per indicare il recinto delle pecore usa un termine che nel Vecchio Testamento viene usato per indicare il cortile del Tempio di Gerusalemme. Nel nostro brano è dominante la figura della “porta”, secondo due prospettive. Al vers.1-3 il pastore, cioè Gesù, entra per la porta, diversamente da chi “vi sale da un’altra parte ed è un ladro e un brigante”. Mi sembra che questo ingresso del pastore Gesù attraverso la porta dica la sua totale obbedienza alla Parola che Dio ha dato al suo popolo, raccogliendo con essa Istraele nel “recinto” della Prima Alleanza. Se vale l’ipotesi, il guardiano è in qualche modo lo stesso Israele nello splendore della Legge e dei Profeti che”apre” la porta a Gesù. E per questo anche le pecore “ascoltano la sua voce”. Lo splendore dell’immagine prosegue con la chiamata delle pecore, “ciascuna per nome”( dunque una chiamata personale, profonda), “e le conduce fuori”. Nel recinto la Legge erano state radunate le pecore, ma il recinto sarebbe prigione se non fosse il punto di partenza per il grande viaggio, il grande Esodo verso la Casa del Padre, o perlomeno verso i grandi liberi pascoli.
Secondo i vers.4-5, il viaggio è luminoso e pacifico proprio per la verità e la profondità del legame che unisce le pecore a questo pastore atteso e riconosciuto. Dall’ “estraneo”invece fuggiranno “perchè non conoscono la voce degli estranei”(ver.5). Secondo il ver.6 l’immagine resta enigmatica per gli ascoltatori.
Come dicevamo, ai vers.7-10 si afferma che Gesù è la vera “porta” delle pecore. Una porta di liberazione. All’opposto di chi viene “per rubare, uccidere e distruggere”, Egli è venuto perchè “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”(ver.10). Notate anche il rapporto singolare che si ha con questa “porta” secondo il ver.9! Bisogna “entrare” attraverso Gesù. Quindi ognuno “entrerà e uscirà e troverà pascolo”. E’ bellissimo questo “entrare” in Lui, per uscire con Lui e dietro a Lui.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“L’epoca dei recinti è finita!”, commenta qui un biblista. Gesù non sostituisce il vecchio recinto con un suo ovile: Egli spinge fuori, “caccia fuori” dal recinto del Tempio e di tutte le religioni, in cui le persone sono considerate e trattate come pecore da tosare o addirittura da sacrificare…; dietro il vero pastore noi, in piena libertà, compiamo l’esodo verso i verdi pascoli, verso la pienezza della vita (“sovrabbondante”). – Così pure, è finita l’epoca dei mediatori: l’unico pastore che entra per la porta del Tempio è Lui (come la gloria di Dio nel profeta Ezechiele); non c’è necessità, non c’è spazio per altre guide, maestri, pastori… Solo Lui “conosce” intimamente, chiama per nome, conduce sul cammino…