In quei giorni, c’era un uomo di Sorèa, della tribù dei Danìti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli.
L’angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei».
La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l’aspetto di un angelo di Dio, un aspetto maestoso. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte”».
E la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui”
Seleziona Pagina
Il nostro testo sembra voler enfatizzare la categoria del “dono”: “tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio”. Questa fecondità sembra completamente dissociata da ogni fecondità “naturale”.
E questo viene subito collegato al figlio che nascerà, e alla sua particolare condizione: ”il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno”. E avrà una missione speciale nei confronti di tutto il popolo: “Egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei filistei”. E la “missione” del figlio pone anche sua madre in una condizione particolare: “Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro”.
Tutti questi elementi ci portano verso una considerazione altissima della fecondità! È opera divina e non umana, perché umanamente sarebbe impossibile. Ogni esistenza umana nasce e vive nella signorìa di Dio. Ogni nascita di un figlio è dunque chiamata ad essere luogo e fonte dell’azione divina di liberazione!
E qui la moglie sembra avere anche un particolare compito di “annuncio” al suo sposo: mi sento, per questo, attratto verso Genesi 3 dove la donna ha coinvolto il marito nel dramma della disobbedienza mentre ora lo coinvolge nell’evento della salvezza.
Resta lei protagonista dell’evento e quindi della nascita del bambino: è lei a dare il nome al bambino che partorisce, bambino che “sarà un “nazireo (“consacrato”) di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte”. Tutto sembra suggerire un’attenzione particolare al mistero del “femminile” nell’evento della salvezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.