6 Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Giovanni 10,6-10

Le “similitudini”(ver.6) , termine che tornerà in Gv.16,25.29 reso con “in modo velato”, sono in questo capitolo come una sequenza e una sinfonia di immagini che convergono e illuminano la persona e l’opera del Signore. Nei primi versetti che abbiamo considerato ieri egli era “il pastore delle pecore” perché entrava nel recinto “dalla porta”, dove la porta era figura della Legge e dei Profeti: Gesù non è in ladro e un ingannatore perché, come dicevamo, viene come pienezza di obbedienza e di compimento di tutta la profezia ebraica. Oggi si qualifica Lui stesso come “la porta delle pecore”, alternativo a tutti quelli che sono venuti prima e che le pecore non hanno ascoltati. Lui è la porta , come vedremo in seguito, se Dio vorrà, come la porta che consente di uscire dal recinto. Recinto che è immagine della vecchia economia della Legge e del Tempio.
L’immagine della porta si rivela come la persona stessa di Gesù. Per uscire dal recinto bisogna “entrare” per essere salvati: entrare attraverso di lui e uscire. E’ l’immagine del dono battesimale: entrare nella sua morte e uscire in Lui risorto. Siamo dunque ad uno sviluppo dell’immagine del cieco nato. Anche quella era immagine battesimale, come passaggio dalle tenebre alla luce. Ora siamo condotti nell’annuncio del dono battesimale come morire con Lui per risorgere con Lui. Risorgere per trovare il pascolo della vita nuova.
Per questo Gesù è venuto alle pecore: “perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. E’ la vita nuova dei figli di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù, porta delle pecore.
Prafrasando le parole di Papa Francesco nella sua prima enciclica mi azzardo a dire:Le pecorde non solo guardano Gesù, ma guardano dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere.
Come le pecore, “Crediamo in Gesù, quando lo accogliamo personalmente nella nostra vita e ci affidiamo a Lui nell’amore e seguendolo lungo la strada”.(idem)
Sarebbe bello vivere il nostro cristianesimo così.