10 1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4 E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Giovanni 10,1-5

E’ interessante notare che le Parole del cap.10 vengono di seguito alle precedenti conclusive del cap.9. Così, l’immagine del pastore conferma e carica di significato la severa ammonizione di Gesù nei riguardi dei farisei in Gv.9,39-41. Questi primi versetti, con l’immagine del pastore che entra nel recinto attraverso la porta illumina la persona del Signore come colui che porta a compimento tutto quello che è stato preparato e custodito dalla Legge e dai Profeti. Questo mi sembra il significato della “porta” dalla quale Egli entra a chiamare le pecore del recinto. Ladri e briganti appaiono ora i farisei che affermano di “vedere”, e che per questo rimangono nel loro peccato. Al contrario, i cieco illuminato da Gesù rappresenta le pecore che Gesù è venuto a chiamare. Gesù è Colui che adempie pienamente la profezia e l’attesa messianica: è veramente il pastore delle pecore (ver.2)!
Il “guardiano”, che ritroveremo al femminile in Gv.18 nel racconto della Passione di Gesù, è una figura interessante perché viene a significare la verifica e il riconoscimento che le Scritture antiche danno della Persona di Gesù: “Il guardiano gli apre” (ver.3)! Le pecore ascoltano la voce del pastore. Egli le chiama ciascuna per nome, e le conduce fuori. Stupisce che per dire di questo condurle fuori, al ver.4 venga usato lo stesso verbo che in Gv.9,34-35 aveva come soggetto i farisei che avevano cacciato fuori il cieco illuminato. Sembra quasi voler suggerire che il significato profondo di quell’avvenimento non era per il cieco nato l’essere cacciato fuori, ma piuttosto il fatto che Gesù lo aveva spinto fuori per esserne il pastore.
E’ importante notare che per Giovanni l’azione del Pastore è “rovesciata” rispetto a quella descritta nelle parabole del pastore in Matteo 18,12-14 e in Luca 15,47: in quelle la pecora perduta viene ricondotta all’ovile, mentre qui le pecore vengoono chiamate per essere portate fuori. Qui l’ovile rappresenta la vecchia economia del Tempio e della Legge, dalla quale Gesù conduce fuori le pecore per portarle verso i nuovi pascoli del suo Vangelo. Ma, come dicevamo sopra, Egli è del tutto legittimato perché entra nel recinto attraverso la porta della sua totale obbedienza alle Scritture antiche che in Lui vengono pienamente adempiute. Per questo le pecore “conoscono la sua voce”(ver.4), perché Egli è il perfetto adempimento della profezia di Israele. Le pecore non seguirebbero un “estraneo”, “perché non conoscono la voce degli estranei”. Il Nuovo Testamento illumina e compie l’Antico, perché a sua volta è “illuminato” dall’Antico chelo mostra appounto come perfetto adempimento di quello che la fede di Israele attende.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
‘egli chiama le sue pecore ciascuna per nome e le conduce fuori’.
Che dire..più di così!
Il nostro pastore è il Signore!