35 Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36 Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37 Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38 Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
39 Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40 Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Giovanni 9,35-41

Il ver.35 riprende il verbo reso in italiano con “cacciato fuori”, un termine molto forte che dice una condizione del tutto nuova, come per dire di un “mondo”, di un “universo” che non c’è più; con questa espressione si preparano le parole di giudizio del ver.39, dove si chiarirà che è Gesù il giudizio radicale che Dio porta sul mondo.
La grande via della fede che il nostro cieco nato ha percorso arriva ora alla sua pienezza con la domanda: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. Mi sembra importante sottolineare innanzi tutto che la fede è un rapporto personale non con una dottrina, ma con la persona del Signore. Si tratta dunque di una condizione di incessante dinamica, che si pone in ogni istante della vita del credente: ti fidi di lui? Non un bagaglio dottrinale, ma una domanda sempre nuova nella storia di ciascuno! E quindi il “titolo” straordinario che Gesù ama attribuirsi: “il Figlio dell’uomo”: siamo al cuore e anche allo “scandalo” della fede cristiana. Dio si è fatto uomo, come ascoltavamo fin dal principio: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”(Gv.1,14). Il Figlio dell’uomo è presente nella Bibbia ebraica con due significati espressi da due termini diversi per dire “uomo”: e così, “Figlio dell’uomo” vuol dire sia un uomo come tutti gli altri, sia il tipo , il rappresentante dell’umanità. E’ questa nuova umanità che inizia con Gesù: un’umanità di “figli di Dio”, da quando il Figlio di Dio è divenuto Figlio dell’uomo. “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”
Quando il cieco illuminato gli domanda chi sia questo Figlio dell’uomo, Gesù gli dà una risposta molto preziosa. E’ una persona che “si vede”, e che “parla”. La Parola evangelica è la manifestazione-rivelazione del Figlio dell’uomo, Figlio di Dio. E’ colui che stiamo ascoltando in questo momento. E’ colui che in questo momento ci parla. Il nostro amico giunge così alla pienezza della fede: l’adorazione di Gesù. L’adorazione è la pienezza e l’esclusività della comunione d’amore. E’ la sorgente dell’Amore. Ne è il principio. Dall’Amore di Dio e per Dio scaturisce l’Amore tra noi.
Il nostro incontro con Gesù e con il cieco nato termina con l’espressione meravigliosa e tagliente del giudizio espresso al ver.39. L’apice e la sostanza della fede è purissimo dono di Dio. Non è conquista nè sapienza né merito nostro. Il cieco nato è il simbolo alto della fede. La fede è la luce donata ad un mondo nelle tenebre. Il “peccato” è questa pretesa di impadronirsi e di possedere quello che solo Dio può donare: la relazione-comunione con Lui. Da qui un’obiezione che anche in questi giorni un uomo di spirito fine e raffinato ha posto: ma allora c’è un’ingiustizia di Dio che non a tutti regala la fede? La domanda è importante, e merita che ognuno di noi rifletta.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.