11 Essi gli dissero: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. 12 Egli disse loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia». 13 Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano perché il mare andava sempre più crescendo contro di loro. 14 Allora implorarono il Signore e dissero: «Signore, fa’ che noi non periamo a causa della vita di questo uomo e non imputarci il sangue innocente poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». 15 Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. 16 Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e fecero voti.
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Mi si pone un interrogativo quasi inevitabile di fronte alle parole che oggi il Signore ci regala: si deve pensare ad una particolare simpatia di Gesù per la persona e per il libro di Giona? Oppure si deve considerare la citazione importante e affettuosa che Egli ne fa come dovuta alla “popolarità” che la vicenda e la memoria di questo strano profeta e del suo strano libro aveva nella tradizione e nella cultura del tempo? Certo è che questi versetti ci offrono un piano di considerazione e di sottolineature che le memorie evangeliche di Matteo 12,38-41; 16,1-4 e Luca 11,16.29-32 ovviamente non esplicitano, ma che arricchisce e illumina la persona di Gesù, come indagando nella sua psicologia e nei tratti intimi della sua personalità.
Mi sembra molto interessante la domanda che viene posta a Giona al ver.11, tesa ad appellarsi al suo pensiero e quasi ad affidarsi al suo giudizio! Giona stesso ha dichiarato loro di essere in fuga da Dio. Chiaramente ci troviamo davanti alla grande alternativa negativa rispetto all’obbedienza di Gesù al Padre. Gesù “non” si è comportato come Giona! L’affermazione di Giona al ver.12 è in tal senso molto forte! Egli sa che il suo essere gettato a mare ne provocherà la bonaccia; sa che la sua fine sarà la salvezza dei suoi compagni di navigazione. “Io so..!”: Giona sa ,come saprà perfettamente Gesù. Trovandosi in condizioni diametralmente opposte – uno fugge dall’obbedienza e l’Altro vi si consegna pienamente – si trovano entrambi davanti alla stessa prospettiva. E Giona ribelle indica la stessa via che affermerà Gesù. In tal modo la vicenda di morte-vita dei navigatori è riferita e relativizzata al tema fondamentale del rapporto tra Dio e Giona-Gesù. La grande preghiera del cap.2 legherà la “conversione” di Giona al suo essere inghiottito dal pesce e trascinato negli abissi. Però è certo che qui c’è già tutto un movimento sostanziale del suo spirito. Magari frutto di una inevitabile sconfitta del suo tentativo di fuga. Ma certamente molto lucido e propositivo verso i suoi compagni di viaggio.
E’ molto bello anche il tentativo che questi compiono al ver.13 per cercare di evitare la morte di Giona. Anch’io molte volte me lo sono chiesto: la Croce di Cristo è l’unica strada che Dio poteva percorrere per la nostra salvezza? E penso che la domanda continuerebbe ad imporsi se non fosse per quello che è decisivo! E cioè non solo la potenza del suo sacrificio d’amore, ma la realtà nuova e meravigliosa che da questo scaturisce: la nuova creazione e la nuova storia, ormai dominate e guidate dalla bellezza divina del volersi bene come Lui ci ha amati: sino alla fine! Sino al nome nuovo della morte che è “dare la vita”! Sarebbe terribile se nessuno avesse bisogno di nessuno, e se tutti vivessimo pensando solo all’anima nostra! Quindi “è bene!!” che i marinai non ce la facciano a tornare a riva con le loro forze, perchè bisogna ormai “andare” verso una riva nuova, preparata da Dio per tutti i suoi figli!
Il ver.14 mi sembra più che una cautela nei confronti di Dio per quello che capiscono di dover fare. Mi sembra anche un’angoscia misteriosa che ci porta vicino a tutti i personaggi più o meno negativi che sono drammatici “strumenti” della morte di Gesù. Di fatto, lo buttano in acqua e il mare placa la sua furia. La reazione dei marinai – il loro timore di Dio, i loro sacrifici e i loro voti – profetizzano la Pasqua di Gesù come la fonte e il grembo della nostra fede.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi sembra importante affiancare anche oggi la figura di Giona a quella dei protagonisti delle altre letture. I marinai chiedono a Giona cosa devono fare di lui: deve essere gettato in mare!
I giudei che ascoltano Pietro hanno il cuore trafitto dalle sue parole e chiedono cosa devono fare. E lui indica la conversione e il battesimo come strada per ricevere il dono dello Spirito Santo.
E infine Maria, addolorata dall’assenza del suo Signore, lo incontra e deve lasciarlo per andare a dare l’annuncio agli altri della nuova fraternità di Gesù.
Questa Pasqua ci interpella fortemente a gioire della vita nuova in Lui!
Dovendo relazionare su Giona, mi pare di aver letto ottime cose ( da copiare…..)
cordialmente
paolo