(Nuova traduzione CEI 2008)
7 Correvate così bene! Chi vi ha tagliato la strada, voi che non obbedite più alla verità? 8 Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! 9 Un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta. 10 Io sono fiducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia. 11 Quanto a me, fratelli, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della croce. 12 Farebbero meglio a farsi mutilare quelli che vi gettano nello scompiglio!
13 Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. 14 Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 15 Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
E’ molto bella questa immagine della corsa:”Correvate così bene!”. E’ una grande corsa nella verità. Non dunque un’immagine statica della verità, ma una corsa senza fine, perchè la verità è sempre più grande di noi e sempre oltre ogni definizione. Questo “correre” è il vero modo di obbedire alla verità! Qualcuno ha bloccato, o tenta di bloccare questa corsa. Ma questa, secondo il ver.8, non è certo la volontà di chi – cioè Dio stesso? – ha donato e promosso tale corsa nella verità. Resta tuttavia una condizione delicata, perchè “un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta”(ver.9); basta un piccolo turbamento per compromettere la nuova strada che si è aperta. Da queste parole sembra di capire che forse i responsabili di tale turbamento non sono identificati; e che d’altra parte il danno arrecato non è irreparabile:”sono fiducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente”(ver.10), anche se questo non attenua la responsabilità di chi porta questo inciampo alla vita di fede della comunità.
Paolo stesso, con le tribolazioni che deve subire per la sua predicazione, è segno concreto della difficoltà che la nuova Parola di Dio genera nella storia del popolo credente. “Lo scandalo della croce” è il cuore della predicazione apostolica: il sacrificio d’amore del Figlio di Dio, e non le opere dell’uomo, sono la sorgente della salvezza! Così i vers.11-12. Dal vecchio regime della legge siamo stati liberati.
Siamo stati “chiamati a libertà”. L’immagine della corsa nella verità viene così accompagnata da quella della chiamata alla libertà (ver.13). E la libertà, se ben intesa, si attua e si compie nella carità fraterna, nella quale ci si fa servitori gli uni degli altri. Paolo fa appello a quel cuore del Vangelo che gli è caro:”Amerai il prossimo tuo come te stesso” è il comandamento che porta in se stesso l’adempimento di ogni altro precetto. Compreso quindi l’amore di Dio? Certamente, perchè l’amore del prossimo è la visibilità storica e il segno tangibile dell’Amore che Dio ci ha donato.
Dono e travaglio della vita cristiana, non dobbiamo stupirci se il precetto dell’amore fraterno è continuamente tematizzato nella vicenda e nella fatica dell’esperienza cristiana. Dono e travaglio della presenza del mistero di Dio – l’Amore, appunto – nella storia dell’umanità. Molto realisticamente, e quindi con una sincerità che ci consola, Paolo chiede al ver.15 che il dramma della carità, e quindi i peccati contro la carità stessa, non abbiano conseguenze troppo distruttive.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La libertà non deve essere “un pretesto per la carne”(v. 16), cioè per assecondare l’uomo naturale, che si esalta nel proprio egocentrismo e cerca la propria realizzazione personale, la propria “perfezione”. Ecco il grande paradosso del Vangelo: la completa libertà ci impegna a farci servi… Tutta la legge, infatti, trova la sua pienezza “in una sola parola”: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore darà piena libertà a chi ama come pure a chi è amato…
Il brano di oggi ci presenta la vita cristiana come un cammino, anzi come una “corsa”: “Correvate così bene….”. E’ la corsa della “fede che opera per mezzo della carità” (v.6), in quell’unico precetto che è la pienezza della legge: “amerai il prossimo tuo come te stesso!” (v.14). Anche per quello che lo riguarda, Paolo presenta la sua vita come un cammino, per abbracciare con sempre maggiore intensità la croce di Gesù: “Se io predico ancora la circoncisione, perchè sono ancora perseguitato?”. Abbiamo interpretato questa strana frase nel senso che se una volta forse Paolo accondiscendeva alle tradizioni giudaiche (come quando fece circoncidere Timoteo, o come quando si faceva “Giudeo con i Giudei”), ora considera tutte queste cose come spazzatura, per abbracciare con tutto sè stesso la croce del suo Signore Gesù, accettando anche le persecuzioni che ne derivano. Senza ambiguità, non accetta di essere simile a coloro che “vogliono fare bella figura nella carne, e vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della croce di Cristo” (6:11). Mentre ricorda ai Galati il precetto della carità, Paolo continua a chiamarli “fratelli”, mostrando anche così il suo amore per loro, che pure sembrano disprezzare il suo insegnamento.