(Nuova traduzione CEI 2008)
1 Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. 2 Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. 3 E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. 4 Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia. 5 Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. 6 Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità.

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Sostiamo con pace e gioia sulla prima affermazione del nostro testo: “Cristo ci ha liberati per la libertà!”. E’ qualcosa di più che rimanere nel dono ricevuto; è acconsentire ad una dinamica dello Spirito che in quella libertà ci fa crescere; che fa crescere in noi quella libertà! “per la libertà” suggerisce un’apertura che, come per tutti i doni di Dio, non ammette nessuna staticità, e che ci coglie sempre in cammino, immersi in un dono sempre più grande di noi. E’ quindi necessario tener fermo quello che Dio ha creato e che in noi deve fiorire:”non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù”. Non sono per niente esperto di lingua greca, ma mi sembra che i verbi usati da Paolo in tutte le Parole di oggi siano tutti molto forti, e le espressioni molto enfatiche, sia in positivo sia in negativo. Si coglie una grande determinazione nel suo pensiero e la percezione di una lotta decisiva.
Così, al ver.2, l’espressione “Cristo non vi gioverà a nulla”. Senza quella condizione di radicale libertà dal regime della Legge, nulla rimane della persona e della parola di Gesù. O Lui è veramente il nostro Salvatore, o altrimenti tutto di Lui è reso vano: l’insegnamento, l’opera…Non si può isolare una sola sua parola dal nucleo essenziale: se il Vangelo torna ad essere una legge, nessun passo viene fatto oltre il vecchio regime della legge che accusa e non salva. Questo va tenuto fermo, e se mai si può esaminare di conseguenza tutto quello che ne deriva e gli interrogativi che possono nascere. Ma guai a voler attenuare questa esigenza assoluta di liberazione e di libertà. Così come sono, povero peccatore, io voglio seguirlo. Voglio mettere i miei piedi nella sue orme, voglio ascoltarlo e voglio con tutto il cuore accogliere e far mie le sue parole. Poi….so che dovrò sino alla fine fare i conti con la mia persona e con tutti i suoi difetti. Ma cercherò con tutte le mie forze di fare i conti solo con Lui; neanche con me stesso. Mi ritrovo nel ver.3: non sopporto neanche l’idea di essere abbandonato al peso di “osservare tutta quanta la Legge”.
Non posso essere escluso dalla grazia di vivere come suo discepolo, per quanto peccatore. Devo ogni giorno di più piangere per i miei peccati, ma lo faccio in compagnia di Simone Pietro e del suo pianto al canto del gallo. Come dice il ver.5, la giustizia per me è speranza, è, alla lettera, “la speranza della giustizia”. E io l’attendo fermamente dalla fede. Continuo ogni giorno a vedere, in me e nei miei fratelli, che l’unica cosa che conta è “la fede che si rende operosa per mezzo della carità”(ver.6).
Mi accorgo di aver trascinato tutto il discorso in un orizzonte autoreferenziale: forse è il segno di una “disperata” determinazione: o è così, o sono fritto!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
C’è un fatto già accaduto: l’offerta di Cristo che ci ha fatti liberi, affinchè possiamo restare liberi in Lui per sempre. Ora si tratta di restare in questa via di salvezza che ci è data per grazia: non possiamo illuderci di farci liberi da soli. la fede e il battesimo ci offrono il dono di Dio per mezzo di Gesù. I Galati sembra vogliano invece seguire un’altra via, che vuole tenere insieme la fede in Cristo e contemporaneamente ritornare nella schiavitù della legge (per es. osservando la circoncisione e altre regole di giorni e di alimenti). Paolo con severità ammonisce che Cristo non servirà a nulla se vogliono riporre la propria speranza nelle opere della legge.,”Siete separati da Cristo e caduti lontano dalla grazia.” Anche se conservano la fede in Cristo, non sono più suoi, ma restano come soli, nella loro illusoria fiducia di osservare tutta la legge. Confidare in Cristo e nel dono di Dio è – come dice il Vangelo – costruire la propria casa sulla roccia. Cercare la giustificazione dalla legge è come costruire sulla sabbia. Siamo stati fatti liberi per il sangue di Gesù; dobbiamo essere saldi in questa libertà, non cedere alla schiavitù, e a tradizioni che vogliono renderci di nuovo schiavi. E’ importante restare uniti a Cristo come i tralci alla vite, e ricevere da lui continuamente la vita e la salvezza. “Non avere più nulla a che fare con Cristo” (v.4) è come il tralcio, che staccato da Lui, secca e muore.
“Cristo ci ha liberati per la libertà”: oltre alle osservazioni già fatte, si può accogliere un suggerimento che viene dal diritto palestinese relativo agli schiavi (così dice una vecchia nota). Era previsto un certo riscatto, se lo schiavo passava ad una nuova schiavitù; un altro tipo di riscatto,invece, se seguiva la libertà definitiva. Dunque – dice Paolo (“io, Paolo, vi dico”!)- non avvenga che, dopo essere stati liberati, cadiate in una nuova schiavitù! Servitù verso le pratiche (religiose e non), verso tradizioni che condizionano in negativo, verso idolatrie di vario tipo… Spezzeremmo il legame con Cristo (v. 4), la nostra comunione con Lui. L’unica cosa che ha valore per la nostra giustificazione-salvezza è “la fede operosa per mezzo della carità”(v. 6), come vedremo nei prossimi bellissimi versetti 13-15.