16 Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. 17 La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
18 Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. 19 Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, 20 idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21 invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23 contro queste cose non c’è Legge.
24 Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25 Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. 26 Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Il ver.16 esprime con efficacia quale sia il cuore etico, il segreto, la sorgente e la forza dell’agire cristiano: lo Spirito Santo. Lo Spirito è il dono di Dio. Lo Spirito è la presenza reale del Signore nella persona e nella vita del discepolo di Gesù.Ogni aspetto della vita, ogni comandamento e regola si raccolgono e si attuano in questa affermazione:”..camminate secondo lo Spirito”. Forse l’espressione, alla lettera, sarebbe ancora più forte:”camminate a causa dello Spirito”, come a sottolineare che lo Spirito è la fonte e la forza di tutta la vita cristiana. Questo è dunque l’imperativo supremo: vivere e camminare nel “dono di Dio”. Dunque, per evitare il male, qui indicato come “il desiderio della carne”, bisogna camminare secondo lo Spirito. Anzi, c’è di più! Compaiono ai vers.16-17 le parole “concupiscenza” e “concupire”, termini che Paolo considera di solito negativi. Ma qui, quando si tratta dello Spirito, è positiva la concupiscenza dello Spirito contro la concupiscenza della carne. Non si tratta dunque solamente di una lotta amara, ma anche di un nuovo cammino delizioso.
L’inimicizia assoluta è quella tra la carne e lo Spirito (ver.17). Ma dietro il desiderio della carne sta la Legge. Così il ver.18 proclama la liberazione dal desiderio della carne come liberazione dal regime della Legge:”..non siete sotto la Legge”.
i vers.19-23, con i loro due lunghi elenchi, uno delle opere della carne (Vers.19-21), e l’altro, del frutto dello Spirito (vers.22-23), enfatizzano, attraverso molti sostantivi, la divaricazione e l’opposizione fondamentale tra carne e Spirito. Mi sembra degna di attenzione anche la differenza sostanziale tra i due versanti: per la “carne” si parla di “opere della carne” (ver.19), per lo Spirito si parla di “frutto dello Spirito” (ver.22), come a sottolineare, per lo Spirito, la meravigliosa gratuità di tutti i suoi doni: sono “frutto”!. Sembra infine che possa essere più fatica combinare dei guai, che sono le opere della carne, che osservare stupiti qualche buon frutto dello Spirito presente nella nostra povera vita, senza nessun nostro merito.
Con un uso impressionante della “forma attiva” del verbo crocifiggere, i vers.24-25 descrivono l’opera divina della Pasqua come…opera nostra!:”..hanno crocifisso la carne…”
Mi sembra che il ver.26 voglia indicare l’umiltà, implicitamente citata come opposta alla vanagloria, come atteggiamento fondamentale di salvaguardia della comunione tra i Cristiani, onde evitare il rischio tremendo, una volta liberati e rinnovati, di fare tra di noi una …gara di bravitù!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi Paolo ci parla della libertà dell’amore. E della contrapposizione tra Spirito e “carne”, per indicare che questa libertà che deriva dall’amore di Gesù per noi è continuamente rinnovata dallo Spirito, che è il dono che Gesù ci ha fatto nella sua pasqua. Parlando della “carne” (cioè della condizione di debole solitudine dell’uomo, che pensa sempre a sè stesso e ha se come centro della vita) parla delle “opere” della carne, perchè le passioni dell’uomo si manifestano attraverso il suo agire. Tante ne sono nominate, e ce ne sono tante altre “simili a queste”. Parlando invece dello Spirito dice del suo “frutto”. E’ l’amore, in tutte le sue luci nominate dopo. Ed è una descrizione di come è Gesù, e Dio stesso, che ci è stato donato. Il dono dello Spirito è unità, tutto unificato per l’amore. v. 18 “Se vi lasciate guidare dallo Spirito non siete più sotto la legge”. Perchè, come Paolo insegna “la legge fu aggiunta per le trasgressioni” (3:19) ed è capace soltanto di rivelarcele, essendo per gli uomini “come un pedagogo che conduce a Cristo” (3:24). Ora, ricevuto da Gesù e in Gesù il dono della “promessa”, cioè il suo Spirito siamo “condotti” da Lui non in una via legale di precetti negativi, ma nella via della libertà dell’amore. E come Paolo diceva di sè “Mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (2:19-20), oggi lo dice di tutti: “Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo secondo lo Spirito” (vv. 24-25).
Un solo pensiero sul “frutto dello Spirito”: mi colpisce che non ci sia nulla che riguardi la nostra relazione con Dio. Esso non consiste infatti in una maggior preghiera, in una maggior perfezione spirituale…; si tratta invece di aspetti che riguardano le nostre relazioni reciproche: amore, gioia e pace fraterna (che dell’amore sono manifestazioni), longanimità (che vuol dire comprensione e perdono), benignità, mansuetudine, temperanza. Come è già stato sottolineato, non sono chiamate “opere”, per farci capire che non sono il prodotto della nostra azione, nè dipendono dall’osservanza della Legge. Sono il dono fatto dal Padre a “quelli di Gesù Cristo” (come si dice alla lettera al v. 24).