1 Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. 2 Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo. 3 Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso. 4 Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri. 5 Ciascuno infatti porterà il proprio fardello.
6 Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo istruisce. 7 Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. 8 Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. 9 E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. 10 Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.

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L’ultimo versetto del testo precedente, il ver.26, già ci orientava verso la vita interna della comunità cristiana, tema ora sviluppato da Paolo. La nota dominante mi pare essere quella di una cura molto intensa dei fratelli, l’uno per l’altro, intrecciato con un grande impegno personale. E’ molto importante fare attenzione a queste parole, che sono preziose davanti all’ipotesi di una critica che potrebbe venire per tutto il tema della grazia e del dono di Dio, discorso accusato di non provocare nelle persone un impegno di bene. Al contrario, come abbiamo già visto nel testo precedente, la responsabilità di custodire e far fiorire il dono ricevuto è altissima. Proprio per quello che abbiamo avuto in dono da Dio. siamo ancor più responsabili di una risposta grande e appassionata.
Mi piace al ver.1 la presenza duplice dello “Spirito”. Alla lettera direbbe:”..voi che siete spirituali, correggete questo tale in spirito di dolcezza”. Mi chiedo se addirittura non si potesse scrivere con la maiuscola, e quindi in riferimento diretto allo Spirito Santo, quello “Spirito” di dolcezza. E’ proprio quello Spirito che ci fa “spirituali” ad esigere che in quello “Spirito” soccorriamo la situazione del nostro fratello.
Portare gli uni i pesi degli altri è la vita secondo l’Amore, dove questi pesi sono di ogni genere. E si conferma che l’amore per il fratello è adempimento di tutta la legge, perchè è l’adempimento di quella “legge di Cristo” che non è forse solo lo specifico comandamento dell’amore, ma globalmente la potenza del Vangelo di Gesù.
Tutto questo è ancora più prezioso proprio perchè non è “roba nostra”, ma è il dono del Signore in noi e tra di noi. Così i vers.3-4. Scusate se mi vien da scrivervi che la vita cristiana è veramente bellissima! Il “fardello” che ciascuno porta secondo il ver.5, penso sia la responsabilità che ognuno ha della sua vita in rapporto ai doni ricevuti. E questo è il “giudizio” sulla nostra vita! I vers.7-9 ci regalano l’immagine bellissima di una seminagione dove appare che lo Spirito non è solo il seme da seminare, ma è anche il campo dove si semina.
Il tempo che ci è dato per la nostra strada in questo mondo è quello di questa seminagione e di questa mietitura. Forse è meglio allora rendere con il termine “tempo favorevole” quello che al ver.10 è reso in italiano con la parola “occasione”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Una perla preziosa di questo brano: “Portate i pesi gli uni degli altri…”. Quel “portate” può anche essere tradotto con “sollevate” o addirittura con “levate”! Magari potessimo eliminare, almeno qualche volta, le cause della fatica, della sofferenza dei fratelli! E i “pesi”, cosa sono? Il vocabolario suggerisce “cosa molesta, opprimente; sciagura, disgrazia”: possiamo pensare alla sofferenza fisica, ma anche alla fatica provocata dai nostri limiti, errori…, tutto ciò che induce disagio e dolore in noi e nella vita della comunità. Alleviando o levando queste fatiche, adempiamo tutta la legge di Cristo. – Nei vv. 7-9, Paolo – con quella fantasia creativa che gli è propria – cambia il tema di ieri (“camminare secondo la carne o secondo lo Spirito”) in quello del “seminare nella carne o seminare nello Spirito”. E’ naturale raccogliere quello che si è seminato; perciò, chi semina nella carne, raccoglierà frutti corruttibili; chi semina nello Spirito, raccoglierà una vita di qualità nuova, una vita indistruttibile: “vita eterna” (v. 8).
Le prime parole di oggi vogliono ricordare ai Galati, e a noi con loro, che il dono dello Spirito lo hanno ricevuto, ed essi possono attingere a questo dono in tutte le occasioni e secondo ciò di cui c’è bisogno (p. es. per avere lo “spirito di dolcezza/mitezza”). C’è nella vita cristiana, per il dono dello Spirito, come un a rifrazione di tanti doni, di tante luci, come anche leggiamo in Isa a proposito dello Spirito che riposa sul Messia e lo riempie dei suoi doni. I Galati perciò siano consapevoli di quanto hanno ricevuto e possano conoscere sempre più il Signore e se stessi, chi si è. “Ognuno consideri gli altri superiori a se stesso”. Per quanto abbiamo ascoltato nel brano di ieri e nei capp. precedenti, la cosa veramente fondamentale per la vita cristiana è la comunione con il Signore Gesù, in particolare con la sua croce. Il v.3 “Se uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso” possiamo leggerlo in questa stessa direzione. “Se uno pensa di essere qualcosa”, individualmente, da solo, e di fare qualcosa di buono per Dio o per gli altri, sappia che in realtà – da solo – non è nulla. Invece unito a Cristo, ciascun cristiano, pur con tutte le debolezze della propria “carne”, della propria umanità e personalità, siamo tutto, e “tutto possiamo in Colui che ci da la forza”. “allora solo in se stesso troverà motivo di vanto….”, perchè si vanterà nel Signore che è vive in lui, e gli dà l’energia dell’amore, “… e non negli altri”, non nel confronto faticoso e nell’antagonismo con gli altri, nè in quanto può pensare di fare per o con gli altri, perchè è lo Spirito di Gesù che opera e porta frutto nella vita di ogni discepolo di Gesù. E “non ci stanchiamo di fare il bene; se infatti non desideriamo, a suo tempo mieteremo” (v.9); “non desistiamo” perchè guardiamo alla croce di Gesù e siamo a Lui uniti: “Pensate attentamente a Colui che ha sopportato contro di sè una così grande ostilità dei peccatori, perchè non vi stanchiate perdendovi d’animo” (Ebr 12:3). “Poichè dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti…” Ogni giorno ci è dato come occasione da non sciupare per operare il bene verso tutti, cioè per lasciare che lo Spirito porti frutto nella nostra vita, per il bene di tutti.