12 Quindi, miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. 13 È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. 14 Fate tutto senza mormorare e senza esitare, 15 per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, 16 tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato. 17 Ma, anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. 18 Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me.
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L’obbedienza esige un’assoluta libertà, perchè per il credente è sempre obbedienza a Dio. Questo è espresso con molta efficacia dall’affermazione di Paolo secondo cui tale obbedienza, praticata quando egli era con i Filippesi, è molto più forte ora che egli è lontano! Infatti, non protetti dalla sua presenza, sono impegnati in un’obbedienza molto più attenta e rigorosa. E’ esattamente il contrario del detto secondo cui se non c’è il gatto i topi ballano. Scherzi a parte, credo sia importante riflettere su questo, sia perchè siamo chiamati tutti a tale obbedienza, sia perchè può succedere che dobbiamo chiederla ad altri in nome di Dio! Tutto è molto delicato!
E’ molto interessante la sequenza tra l’affermazione del ver.12, che chiede ai cristiani – alla lettera! – di “operare” la loro salvezza con rispetto e timore, e quello che si dice al ver.13 circa l’essere Dio stesso a “operare” in loro sia il volere sia lo stesso operare! Insomma, il cristiano deve operare l’opera di Dio. Detto un po’ meglio, il credente “celebra” in se stesso e nella sua vita l’opera di Dio. O, meglio ancora, egli deve accogliere con rispetto e timore nella sua persona e nella sua vita l’opera che Dio compie in lui. La fede è infatti un “lasciar posto” in noi alla Parola, alla volontà e all’opera del Signore! Un’opera che si compie “secondo il suo disegno d’amore”. E’ ben diverso che il pensare di dover fare le nostre opere buone per guadagnarci un merito e un premio. Si tratta della gioia di celebrare in noi l’opera del Signore che è l’opera dell’amore. Per questo dobbiamo operare “con rispetto e timore” dice il ver.12: perchè l’opera non è nostra ma è di Dio in noi!
Per questo tutto deve essere fatto senza brontolamenti nè patteggiamenti (ver.14), per “diventare” figli di Dio irreprensibili, puri e innocenti…Ma non siamo già figli di Dio? Sì, ma S.Agostino dice con arguzia profonda che passiamo tutta la vita a…diventare quello che siamo! E qui permettetemi una punta polemica: non si tratta di sgridare gli altri perchè non fanno bene, ma di essere contenti in mezzo a loro per quello che il Signore ci regala di essere e di fare. Forse potrebbe succedere più facilmente che la vita cristiana si presenti non come una legge insopportabile, ma come una bellissima notizia, e magari anche una proposta a tutti perchè almeno qualcuno possa star meglio! Il Vangelo, insomma, è buona notizia! Come tale siamo chiamati a viverlo: non come un funerale di terza classe nè come una minaccia d’inferno, ma come la bontà infinita di Dio regalata all’umanità nella Persona di Gesù.
Certo, è una “bella gara”, anche faticosa, dice Paolo al ver.16. Lui spera di potersi vantare per la sua corsa e la sua fatica nel comunicare ai Filippesi il volto nuovo della vita secondo il Signore. E più ancora: sarebbe contento di poter addirittura offrire la sua vita per la loro fede. Gli antichi sacrifici delle religioni sono finalmente diventati il dono della fede di Gesù, e cioè la realtà di una vita spesa e offerta per amore. Paolo dice che, se gli sarà chiesta la vita, “sono contento e ne godo con tutti voi”. E al ver.18 chiede ai Filippesi di unirsi a lui godendone e con lui rallegrandosi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“E’ Dio, infatti, che fa in voi sia il volere sia il fare secondo il suo disegno amorevole”(v.13 secondo TOB francese). Agite, poiché è Dio che agisce – commenta la TOB. Volontà e azione dei credenti fanno corpo con l’opera stessa di Dio, che porta a compimento il progetto concepito dall’Amore. – Don Giovanni ha spiegato benissimo… Possiamo tranquillamente accantonare la categoria del merito, per dedicarci alla gioia della buona notizia che ci è dato di vivere e alla scoperta dell’opera Sua.