1 Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 2 rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. 3 Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. 4 Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
6 egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
7 ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
9 Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
11 e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
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Non sono in grado di neppur immaginare un mio “commento” di questa Parola che è la grande illuminazione e il supremo “commento” della Persona e dell’opera di Gesù il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. In me c’è da una parte il rapimento per queste parole, e insieme il malessere per tutti i tentativi di portare nella versione italiana la divina profondità del testo originale. Per questo, anche le varianti proposte dalla nuova traduzione non mi soddisfano e anzi provocano in me la sofferenza di cambiamenti perlomeno discutibili rispetto alla versione precedente che, con tutti suoi llimiti, mi era ormai entrata mnemonicamente nella testa e nel cuore.
Dirò quindi il bene che possiamo ricevere dai primi cinque versetti del nostro testo, dove sembra di cogliere l’esortazione dell’Apostolo a portare alla pienezza i segni luminosi della vita cristiana che già fioriscono nella vita dei suoi fratelli di Filippi:”…qualche consolazione in Cristo…qualche conforto frutto della carità…qualche comunione di spirito…sentimenti di amore e di compassione…”. Non entro nell’ipotesi di considerare la correttezza della traduzione, e colgo globalmente il segno di una strada positiva già trovata e percorsa da questi discepoli di Gesù. Paolo chiede di poter entrare nella pienezza della sua gioia per la custodia e la crescita nei Filippesi di quello che hanno ricevuto e accolto. Per questo li esorta ad entrare in “un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi…”. Facendo anche qui fatica ad accettare questa interpretazione, mi pare di capire che Paolo tenda a prospettare una pienezza di carità tra i suoi fratelli. E una pienezza di umiltà come via maestra della carità: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso….”. L’apice dell’esortazione, semplice e netta, chiede : “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”.
Ed ecco ora, ai vers.6-11, le parole che vengono presentate nelle note delle bibbie come un inno già in uso nella comunità cristiana, che Paolo inserisce nel suo scritto. Di questo dirò solo alcune piccole cose, lasciando tutto alla vostra preghiera, senz’altro più profonda e più umile della mia, e quindi capace di cogliere quello che io arranco con un po’ d’angoscia perchè mi sembra sempre più grande di quello che le parole esprimono e di quello che io so accogliere. Al ver.6 io toglierei quel “pur essendo”, lasciano semplicemente “essendo”, perchè tutto quello che Egli compie viene proprio dal fatto che è “nella condizione di Dio”: perchè Dio “è” così. E non è come noi pensiamo! Siccome è Dio, Egli non tiene come possesso geloso, e come rapina per sè, il suo essere nella condizione di Dio, ma svuota Se stesso precipitando nella “forma del servo”, e non semplicemente in quella dell’uomo! Per obbedienza, poi, porta il suo cammino fino all’umiliazione della morte.
Dei vers.9-11, mi piace sottolineare con commozione che l’ “esaltazione” del Figlio da parte del Padre non è un “superamento” della condizione umiliata cui Gesù si è portato nella sua obbedienza, ma è la glorificazione di quell’obbedienza e di quell’umiliazione! Noi oggi, davanti a Gesù crocifisso, possiamo e dobbiamo proclamare: “Gesù Cristo è il Signore”. Egli è infatti la suprema rivelazione di Dio! Teniamo davanti a noi l’immagine del Crocifisso di S.Damiano, quello di S.Francesco, con il sangue delle ferite e gli occhi aperti e il suo corpo trafitto ed elevato verso l’alto: questo è Dio! Ogni altra immagine è esposta all’idolatrìa. Ogni pensiero e concetto su di Lui, che non sia aderente alla Parola che oggi ci viene regalata dalla sua bontà, è pericolosamente attraversata dal’idolatrìa.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”(v.5): ma quali sono stati i sentimenti di Gesù? Si potrebbe ripercorrere il Vangelo per vedere cosa Egli ha sentito, cosa ha provato. Per esempio, quando – nella figura del “buon samaritano” – mostra quelle “viscere di misericordia”, quella compassione che salva noi malcapitati e feriti…; oppure quando, al termine ormai della sua vicenda terrena, prova quei sentimenti di amore così forti che l’evangelista riassume nelle parole: “Li amò sino alla fine”…