30 Mosè disse agli Israeliti: «Vedete, il Signore ha chiamato per nome Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda. 31 L’ha riempito dello spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, 32 per concepire progetti e realizzarli in oro, argento, rame, 33 per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro ingegnoso. 34 Gli ha anche messo nel cuore il dono di insegnare e così anche ha fatto con Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan. 35 Li ha riempiti di saggezza per compiere ogni genere di lavoro d’intagliatore, di disegnatore, di ricamatore in porpora viola, in porpora rossa, in scarlatto e in bisso, e di tessitore: capaci di realizzare ogni sorta di lavoro e ideatori di progetti».
36,1 Bezaleel, Ooliab e tutti gli artisti che il Signore aveva dotati di saggezza e d’intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato.
2 Mosè chiamò Bezaleel, Ooliab e tutti gli artisti, nel cuore dei quali il Signore aveva messo saggezza, quanti erano portati a prestarsi per l’esecuzione dei lavori. 3 Essi ricevettero da Mosè ogni contributo portato dagli Israeliti per il lavoro della costruzione del santuario. Ma gli Israeliti continuavano a portare ogni mattina offerte volontarie. 4 Allora tutti gli artisti, che eseguivano i lavori per il santuario, lasciarono il lavoro che stavano facendo 5 e vennero a dire a Mosè: «Il popolo porta più di quanto è necessario per il lavoro che il Signore ha ordinato». 6 Mosè allora fece proclamare nel campo: «Nessuno, uomo o donna, offra più alcuna cosa come contributo per il santuario». Così si impedì al popolo di portare altre offerte; 7 perché quanto il popolo aveva già offerto era sufficiente, anzi sovrabbondante, per l’esecuzione di tutti i lavori.
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All’azione sovrabbondante del Signore che riempie di saggezza e di intelligenza gli artisti del santuario, corrisponde l’azione sovrabbondante del popolo che porta le offerte per il santuario.
Mi ha colpito l’ordine perentorio di Mosè del v.6 “nè uomo nè donna faccia più alcun lavoro come offerta per il santuario”.
E’ come se il Signore volesse mettere un limite all’azione degli artisti (devono pensare al santuario) e del popolo (non eccedere nel lavoro per il santuario e nelle offerte).
Tutto è donato per il santuario. Anche se ricevono molto in termini di intelligenza e possono offrire molto come contributi a questo c’è un limite, che è il disegno stesso di Dio. Mi sembra molto vero anche per la nostra vita di tutti i giorni.
E’ la grande lode degli “uomini di Dio” quella che oggi viene fatta. E non loro vengono esaltati, ma ancora una volta il Signore e il suo dono posto in loro. Mi sembra chiaro che non ci si può limitare all’ipotesi di una pura abilità tecnica di queste persone. Per questo mi sembra molto importante il testo di 1 Corinti 3,5-22 dove l’opera e l’edificazione dell’edificio è la costruzione di quel “tempio di DIo” che è la stessa comunità ecclesiale. Anche Paolo non attribuisce meriti alle persone, ma solo al dono e al compito ricevuti da Dio. Sia pure con responsabilità diverse, penso che la chiamata dei pochi di allora per i lavori della tenda si estendano ora a tutti i credenti, tutti dotati della potenza divina di lavare i piedi, di distribuire i pani, di gettare le reti, di gridare dai tetti quello che hanno udito…
Penso anche quindi alla varietà dei doni dello Spirito di 1 Corinti 12-13, e quindi al convergere di opere diverse nell’unica edificazione del tempio di Dio. Mi sembra bello il particolare segnalato dal ver.34, quel dono di insegnare che dice della comunicazione del dono di Dio.
Non ho colto un riferimento forte in quello che si dice ai vers.3-7 circa la misura debordante delle offerte dei Figli di Israele e quindi della disposizione di fermarsi e di non portare più altre offerte. Segnalo però il criterio generale dell’operosità divina, che ama far emergere il molto dal poco, si tratti dei pochi pani per una moltitudine o dell’offerta piccola della vedova, superiore al molto gettato dai ricchi nel tesoro.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.