8 Tutti gli artisti addetti ai lavori fecero la Dimora. Bezaleel la fece con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. La fece con figure di cherubini artisticamente lavorati. 9 Lunghezza di ciascun telo ventotto cubiti; larghezza quattro cubiti per ciascun telo; la stessa dimensione per tutti i teli. 10 Unì cinque teli l’uno all’altro e anche i cinque altri teli unì l’uno all’altro. 11 Fece cordoni di porpora viola sull’orlo del primo telo all’estremità della sutura e fece la stessa cosa sull’orlo del primo telo all’estremità della sutura e fece la stessa cosa sull’orlo del telo estremo nella seconda sutura. 12 Fece cinquanta cordoni al primo telo e fece anche cinquanta cordoni all’estremità del telo della seconda sutura: i cordoni corrispondevano l’uno all’altro. 13 Fece cinquanta fibbie d’oro e unì i teli l’uno all’altro mediante le fibbie; così il tutto venne a formare una sola Dimora. 14 Fece poi teli di peli di capra per costituire la tenda al di sopra della Dimora. Ne fece undici teli. 15 Lunghezza di un telo trenta cubiti; larghezza quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per gli undici teli. 16 Unì insieme cinque teli a parte e sei teli a parte. 17 Fece cinquanta cordoni sull’orlo del telo della seconda sutura. 18 Fece cinquanta fibbie di rame, per unire insieme la tenda, così da formare un tutto unico. 19 Fece poi per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso.
20 Poi fece per la Dimora assi di legno di acacia, verticali. 21 Dieci cubiti la lunghezza di un asse e un cubito e mezzo la larghezza. 22 Ogni asse aveva due sostegni, congiunti l’uno all’altro da un rinforzo. Così fece per tutte le assi della Dimora. 23 Fece dunque le assi per la Dimora: venti assi sul lato verso il mezzogiorno, a sud. 24 Fece anche quaranta basi d’argento sotto le venti assi, due basi sotto un’asse per i suoi due sostegni e due basi sotto l’altra asse per i suoi due sostegni. 25 Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi, 26 come le loro quaranta basi d’argento, due basi sotto un’asse e due basi sotto l’altra asse. 27 Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, fece sei assi. 28 Fece inoltre due assi per gli angoli della Dimora nella parte posteriore. 29 Esse erano formate ciascuna da due pezzi uguali, abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all’altezza del primo anello. Così fece per ambedue: esse vennero a formare i due angoli. 30 Vi erano dunque otto assi con le loro basi d’argento: sedici basi, due basi sotto un’asse e due basi sotto l’altra asse. 31 Fece inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora, 32 cinque traverse per le assi dell’altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente. 33 Fece la traversa mediana che, a mezza altezza delle assi, le attraversava da una estremità all’altra. 34 Rivestì d’oro le assi, fece in oro i loro anelli, che servivano per inserire le traverse, e rivestì d’oro anche le traverse.
35 Fece il velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo fece con figure di cherubini, lavoro di disegnatore. 36 Fece per esso quattro colonne di acacia, le rivestì d’oro; anche i loro uncini erano d’oro e fuse per esse quattro basi d’argento. 37 Fecero poi una cortina per l’ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore; 38 le sue cinque colonne con i loro uncini. Rivestì d’oro i loro capitelli e le loro aste trasversali e fece le loro cinque basi di rame.
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Sono tornato ad ascoltare il cap.26 dove si davano le disposizioni per la costruzione che oggi viene realizzata nel nostro testo. Allora facevo una considerazione nel mio piccolo commento, considerazione che possiamo anche ora riprendere: la citazione dei diversi passaggi nei quali si evidenzia che la tenda è fatta di molti materiali diversi, di molti pezzi diversi, tra i quali non pochi servono non in se stessi, ma come elementi di congiunzione; e tutto tende a formare una grande unità di diversi. Un’unità composita, una specie di grande “arlecchino”. Si potrebbe forse istintivamente preferire una composizione più omogenea sia dei materiali sia delle forme. Ci troviamo dunque davanti ad un’unità non uniforme ma fortemente composita. Tra i materiali ce ne sono alcuni di grande pregio e altri piuttosto comuni. Sembra dunque che tutto voglia dire l’unione di grandi diversità!
Chi ora costruisce svolge soprattutto un’opera di assemblaggio. Il “fare” è soprattutto comporre, unire! Il costruttore è un uomo ricco di sapienza della comunione. Ma chi è il costruttore? Ci troviamo oggi di fronte a una notevole confusione, che mi sembra interessante. Notiamo innanzi tutto che si parte con un verbo in terza plurale, al ver.8: “Tutti gli artisti (alla lettera “i sapienti di cuore”, come già notavamo) fecero la Dimora”, ma poi si passa al singolare. Chi è questo personaggio? Evidentemente non è Mosè al quale Dio aveva dato le indicazioni del cap.26. Il nostro testo italiano risolve il problema aggiungendo un nome che non c’è nel testo originale: Bezaleel. Questo anonimato del testo è conservato anche dalla versione latina. La traduzione greca va tutta per strade sue e a fatica si trovano qua e là dei paralleli. Ma dunque, chi “fece”?
Mi sembra bene affermare che probabilmente in molti, anzi tutti, fecero. Allora la terza singolare – fece – mette in evidenza l’assoluta concordia dei costruttori: come un sol uomo! Si può anche pensare che l’attuazione del progetto vada attribuita a questo Bezaleel per la sua primaria capacità-responsabilità. E si può infine pensare che il verbo in terza singolare lasci profeticamente intendere quel Figlio di Dio Gesù Cristo che nella pienezza dei tempi edificherà il tempio nuovo del suo corpo crocifisso e risorto. Ma se questo è plausibile, allora bisogna pensare che tale è la vicenda che si compie in ognuno di noi, quando la nostra azione è ispirata e guidata e portata a compimento dallo Spirito. Perchè tale è infatti la concezione biblica della positività di ogni opera: non essere frutto di capacità quanto di mite accoglienza; non esprimere la nostra volontà ma la nostra obbedienza; non essere appannaggio del genio, ma opera del “povero in spirito” che tutto chiede e tutto riceve da Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi gli artisti “fanno”… il verbo si ripete una trentina di volte, una per versetto! E questo “fare” ricalca quasi perfettamente la descrizione del modello (cap. 25 e ss). Ci sono pochissime differenze. Una mi ha colpito: l’ordine con il quale costruiscono. Là Dio era partito dall’arca (il cuore della costruzione!) qui invece iniziano a costruire la dimora. La LXX inizia addirittura dalle vesti dei sacerdoti.
E’ abbastanza logico. Se iniziavano dall’arca, dove l’avrebbero messa una volta finita? In questo modo invece, fatta la “casa”, potranno collocare al riparo l’arca e i suoi accessori.
Mi sembra un indicazione interessante, unita alla meticolosa esecuzione del modello: fare una dimora per Lui, nell’attesa che venga e ne prenda il possesso. Anche Maria è stata trovata “pronta” quando ha detto il suo sì all’angelo per diventare dimora del Verbo.