Educazione e spiritualità ecologica
Mettiamo in rete la registrazione di un incontro con don Francesco Scimè tenutosi a Sammartini di Crevalcore (BO) domenica 6 marzo 2016 in occasione dell’incontro tra la Comunità MASCI Crevalcore e la Comunità MASCI Bologna XII.
Cuore dell’Enciclica di papa Francesco è che «l’ecologia deve essere integrale» perché non è possibile «considerare la natura come qualcosa separato da noi o come una mera cornice della nostra vita» (139).
In particolare l’argomento trattato da don Francesco era il sesto capitolo dell’Enciclica – Educazione e spiritualità ecologica – che descrive la «conversione ecologica» a cui l’Enciclica invita. Le radici della crisi culturale agiscono in profondità e non è facile ridisegnare abitudini e comportamenti per «puntare su un altro stile di vita». L’educazione e la formazione restano sfide centrali e tutti gli ambiti educativi sono coinvolti, in primis «la scuola, la famiglia, i mezzi di comunicazione, la catechesi» (213). In questo senso va considerato l’incontro promosso dal MASCI.
Di seguito la registrazione audio degli interventi:
Francesco Scimè: relazione (File mp3, 56 MB)
Domande (file mp3, 41,4 MB)
Francesco Scimè: conclusioni (File mp3, 10,4 MB)
lo spazio è poco, ma 1 commento desidero scrverlo. Siamo tutti d’accordo che l’ecologia e il rispetto dell’ambiente è cosa buona, e più che fatto degno di un’enciclica, sia un fatto, per l’uomo singolo comune, di buona educazione. A mio avviso, da credente, ci sono ambiguità che vanno messe in rilievo. Dalla proiezione di animali sulla basilica di S. Pietro a Roma (inquietante) allo spegnimento delle luci il 21 marzo 2016 in vaticano: buio su San Pietro? l’iniziativa del WWF è simbolica ma non si vede il perchè del cedimento della Chiesa alla cultura dominante. La Chiesa si è accodata tristemente a un’iniziativa propagandistica figlia di un neo-paganesimo in pieno sviluppo (il culto della Madre Terra), che sogna il ritorno a mondi ideali mai esistiti, che suggerisce ricette e politiche che porterebbero il mondo alla povertà generalizzata. È il segno di una Chiesa in cui la fede ha smesso di diventare cultura e tende quindi a diventare subalterna a ogni cultura che sia di moda. È successo con il marxismo, che ancora affascina tante fette di clero; succede oggi con l’ecologismo, ed è ancora più pericoloso perché i suoi concetti sembrano così in sintonia con la dottrina della Creazione. Sembrano: in realtà nascono da una concezione dell’uomo radicalmente opposta a quella cattolica.
Il secondo aspetto, dal punto di vista simbolico è ancora più inquietante. La battaglia tra la luce e le tenebre è da sempre un modo per raccontare lo scontro tra Cristo e il mondo. Il prologo del vangelo di Giovanni, ma anche tutta la liturgia, descrive Cristo come la luce che viene nel mondo. La luce è un tratto caratteristico anche delle feste cristiane, perché Cristo è la luce. In questi tempi di grande confusione non può dunque non creare una certa inquietudine la decisione di far calare le tenebre sulla basilica che rappresenta il centro della cristianità. Certo si tratta di un’ora, in un anno, una cosa da nulla si potrebbe dire. Ma i simboli sono importanti, e San Pietro che sceglie volontariamente le tenebre, che alla missione di testimoniare la luce preferisce unirsi al coro di chi quella luce vorrebbe spegnere, non può che lasciare perplessi, per usare un eufemismo. Per fortuna a rincuorare c’è ancora il vangelo di Giovanni che comunque promette che, per quanto le tenebre non accettino la luce, non riusciranno a offuscarla.
tornando all’enciclica, non rallegra la citazione di Teilhard de Chardin, la collaborazione di John Schellnhuber mondialista estremista ideologo del riscaldamento della terra di origine antropica (mentre non c’è affatto unanimità su questo da parte degli scienziati), la citazione della carta della terra dell’Aja (al cap. 148)che NON è uno strumento educativo aconfessionale. Non posso che condividere ogni preoccupazione rispetto alla protezione della natura e al prendersi cura, nel rispetto, della Creazione, che – ricordiamolo – nella storia della salvezza riguarda prevalentemente l’uomo in quanto “essere razionale” vertice della creazione stessa, più che le bestie e le piante.
L’ecologia è un valore; non il primo però; ma subordinato al dato che la creazione – e l’uomo in primis – è ordinata al Creatore.
Ed è l’uomo, centralmente, ad essere coinvolto nell’azione redentiva divino-umana di Cristo Signore nella e attraverso la Sua Chiesa.
Quello che manca nell’enciclica è l’affermazione chiara e distinta del primato di Gesù Cristo rispetto ad ogni realtà naturale e soprannaturale e non si può far a meno di notare un eccesso di umanitarismo in chiave mondialista piuttosto che un sano umanesimo cristiano.
Molti applaudono senza neppur, forse, rendersene conto, tanto si è perso in tutta la società l’aggancio alla metafisica, che non può essere elusa, altrimenti è l’antropocentrismo a farla da padrone. O, ormai, il vegetal-centrismo. Esempio ne è la catedral interreligiosa de la natura, inaugurata pochi giorni fa dal card. Canizares, con tutte le fedi, anche quelle false poste sullo stesso piano di quella Unica e vera.
Il mondo è stato creato per l’uomo, per il suo benessere, per il suo sviluppo. L’uomo non è subordinato alla terra: è il contrario.
Il Creato è una gerarchia, che vede prima gli uomini, poi gli animali, poi le piante, poi il resto del mondo fisico. E ciò è vero da un punto di vista ontologico che finalistico.
In ogni caso non è cattolico il pensiero di Jean Jacques Rousseau e di altri ecologisti “la Natura è buona, è l’uomo che la rovina” con la sua azione scriteriata; no, per san Paolo, nella Tradizione e biblicamente, il male della Natura è anche espressione tangibile dell’immane battaglia cosmica e sovracosmica di Potenze angeliche.
Che non risolveremo solo facendo la raccolta differenziata.
Ci sono poi affermazioni nella laudato sì che inquietanti è dir poco: dalla messa in dubbio della legittimità della proprietà privata al cap. 93, al credere ciecamente all’origine antropica del riscaldamento globale al cap. 23, al consiglio del car sharing al 153, all’erroneo credere che la bolla finanziaria sia stata prima una bolla produttiva quando è stato il contrario al 189, all’augurio della decrescita forzata di una parte del mondo al 193, al 98 dove si insinua che l’ascetica abbia deformato il Vangelo, al 99 dove Gesù si dice che “opera di nascosto nella natura, senza lederla nella sua autonomia”, quando è vero invece che bisogna proclamarLo sovrano dell’ordine naturale, preternaturale e soprannaturale, al 243 dove si afferma che bisogna fare la carità ai poveri anche nell’aldilà in eterno….
Un cattolico sarà anche custode grato della natura, e lavoratore, non solo dominatore e soggiogatore. Però vede nella natura la bellezza della Creazione (come nell’incipit ai Romani), ma non ne fa un feticcio da adorare. Semmai il creato è un’implicita dimostrazione dell’esistenza di Dio. La natura è stata creata per l’uomo, e non viceversa. Ne consegue che la natura è strumentale all’uomo, a questi subordinata e funzionale: “soggiogatela e dominate”, anche se con criterio.
L’ideologia ecologista, al contrario, idealizza e, spesso, divinizza paganamente la natura e vede nell’uomo, creato a immagine somiglianza di Dio, solo un parassita da eliminare perché “pericoloso” per la divinizzata “Madre Terra” cara a ecologisti, sostenitori di un “nativismo” regressivo che sta dilagando in Sud America, sostenitori della suicidaria “decrescita felice”, feroci e violenti attivisti di “Earth First”, pirati di “Greenpeace”, terroristi dell “Animal Liberation Front”.
La controprova è che tutti i movimenti ecologisti sono a favore dell’aborto, dell’omosessualismo e dell’eutanasia, cioè della decimazione dell’umanità come omaggio alla dea natura.
L’ecologia come è presentata oggi è un’ideologia fondamentalmente antiumana, e con questo non è possibile venire a patti. Le sue radici sono da ricercare in un odio contro l’uomo, in quanto creatura di Dio, che non può che essere demoniaco.
In questi termini, no, non può esistere un “ecologismo cattolico”. Perché c’è una contraddizione che, prima che essere logica e antropologica, è metafisica.
la Chiesa oggi sembra dimentica di se stessa ieri.
Il rapporto cristiano con il creato nella Tradizione Cattolica era qualitativamente diverso sia da quello idolatrico della natura, sia da quello violentatore della natura. Tante son state le attuazioni della farmacopea avvenute all’interno dei conventi oltre che tutte quelle legate all’arte del coltivare, da San Benedetto a Ildegarda di Bingen….
Ed è ovvio che ciascuno di noi, secondo il proprio stato, debba evitare di porre in essere comportamenti inutilmente distruttivi nei confronti dell’ambiente. Ma questo è spesso semplicemente un problema solo di buona educazione.
Il tema è un altro: l’ideologia ecologista parte dalla negazione di una gerarchia sacra dell’esistente creato, che nel piano di Dio vede su tutto la Divina Monotriade, la Redenzione in Cristo tutta per l’uomo, poi l’uomo al vertice e solo di seguito, in inferiore, la natura a lui funzionale.
Dalla scnfessione di questo ordine sacro, ad esempio ma non solo, i deliri animalisti, l’aggressiva propaganda vegana, una neo-pagana adorazione della “Madre Terra”, rischi da cui la Chiesa dovrebbe stare ben lontana….