14 State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, 15 e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. 16 Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; 17 prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. 18 Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, 19 e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, 20 del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.
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Al ver.14 viene ripreso ancora una volta il verbo “stare”, che sottolinea e conferma la fisionomia profonda della vita cristiana, che non è solo e tanto tensione per la conquista di un premio finale, quanto la fedeltà e la custodia operosa del dono di Dio, della sua grazia. Proprio per questo la battaglia della fede e quindi l’armatura che bisogna indossare non è diversa e speciale rispetto all’abito battesimale che il cristiano riceve in dono da Dio. Semplificando, mi sembra si debba dire che la semplice fedeltà al dono ricevuto è già questa battaglia, che non solo non ignora l’esistenza e l’aggressività del Nemico, ma considera questo all’interno della stessa vita nuova ricevuta in dono. Ci saranno episodi e tempi particolarmente impegnati nella lotta, ma la descrizione che oggi abbiamo sembra riguardare piuttosto la “normalità” dell’esistenza del credente.
Quindi sia l’armatura sia la lotta stessa sembrano coincidere con la fede del credente, e non si presentano solo nell’aspetto della difesa, ma anche in quello positivo dell’annuncio e della testimonianza evangelica. In particolare “il vangelo della pace”(ver.15), “la Parola di Dio”(ver.17),e la “parola franca per far conoscere il mistero del vangelo”(ver.19) sembrano mostrare come la lotta contro il maligno si combatta con la positività e lo slancio del vangelo annunciato e testimoniato. E in questo sembra rientrare in modo privilegiato anche il fatto che Paolo sia “ambasciatore in catene”, e dunque testimone diretto della Passione e della Pasqua del Signore, consapevole che anche la sua condizione umanamente ferita concorra e accompagni il suo annuncio del vangelo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ieri venivamo invitati a rivestirci dell’armatura di Dio per resistere alle insidie del Diavolo. Mi aspettavo qualcosa di molto robusto, di pesante, di inossidabile.
La descrizione dell’armatura e delle sue parti mi fa un po’ sorridere: appare tutt’altro che robusta! Verità, giustizia, zelo per il Vangelo, la fede, la Parola, la preghiera… Cosa possono fare? Come possono difenderci? Se penso a me questi elementi sono deboli, incerti, traballanti.
Penso allora che il Signore non voglia per noi un’armatura robusta secondo i nostri criteri, ma un’armatura che ancora una volta riceviamo tutta da lui.
Oggi è bello vedere che tutti queste “parti” importanti stanno tutte insieme sul nostro corpo, a portata di mano, ci appartengono e ci caratterizzano dalla testa ai piedi, perchè è lui che ce la fa indossare.
“State saldi, ben fermi”: è per noi, che siamo spesso incerti, dubbiosi, pronti a lamentarci per noi stessi o per le cose del mondo. Il motivo della saldezza è dato dal v.10, già considerato ieri: Attingete forza nel Signore e nella potenza della sua forza! – Tra le singole armi, Paolo non fa mancare la fede: in 1 Tess. 5,8 essa è rappresentata dalla corazza; qui dallo scudo, lo strumento difensivo per eccellenza. L’elmo,invece, è spiegato nello stesso modo in entrambi i testi: rappresenta la salvezza, che già possediamo e in cui speriamo. C’è poi l’arma più efficace a nostra disposizione: la spada, che è la Parola di Dio. L’immagine è presente anche in Ebr.4,12-13, dove però la Parola è una forza che penetra in noi e ci scruta in profondità. –
Il v.18 mi preoccupa: pregare costantemente…, ogni sorta di preghiera e supplica…, vigilanza instancabile…; però, tutto questo è “nello Spirito”, il quale rimedia alla nostra incapacità, anzi è lui stesso che prega in noi “con gemiti ineffabili”.
Niente ci turbi,
niente ci spaventi.
Tutto passa, Dio non cambia.
La pazienza ottiene tutto.
Chi ha Dio non manca di nulla.
Dio solo basta.
S.Teresa di Gesù
“Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza” (v.18). Dalle preghiere alla preghiera. Per pregare incessantemente, la nostra persona deve essere preghiera. Ma quando ci arriveremo? Non basta la vita. Possiamo umilmente farci guidare dalle preghiere con cui pregava Gesù, i salmi, che scandiscono il nostro tempo con la liturgia delle ore, cammino pedagogico che ci porta piano piano a fare della nostra persona una preghiera non detta ma vissuta.