9 Ma bada a te e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. 10 Il giorno in cui sei comparso davanti al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il Signore mi disse: “Radunami il popolo e io farò loro udire le mie parole, perché imparino a temermi per tutti i giorni della loro vita sulla terra, e le insegnino ai loro figli”. 11 Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva, con il fuoco che si innalzava fino alla sommità del cielo, fra tenebre, nuvole e oscurità. 12 Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura: vi era soltanto una voce. 13 Egli vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare, cioè le dieci parole, e le scrisse su due tavole di pietra. 14 In quella circostanza il Signore mi ordinò di insegnarvi leggi e norme, perché voi le metteste in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso.
15 State bene in guardia per la vostra vita: poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, 16 non vi corrompete, dunque, e non fatevi l’immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o di femmina, 17 la figura di qualunque animale che è sopra la terra, la figura di un uccello che vola nei cieli, 18 la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto la terra. 19 Quando alzi gli occhi al cielo e vedi il sole, la luna, le stelle e tutto l’esercito del cielo, tu non lasciarti indurre a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle; cose che il Signore, tuo Dio, ha dato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli. 20 Voi, invece, il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall’Egitto, perché foste per lui come popolo di sua proprietà, quale oggi siete.
Il pericolo di “dimenticare” è nel Deuteronomio molto insistentemente citato insieme al comando positivo di “ricordare”. Non si tratta evidentemente di un puro problema “mnemonico”. Si dimentica quando in tanti modi le cose ricordate perdono il loro rilievo, sono immerse in tanti altri pensieri, propositi e progetti. Si può arrivare fino a non dimenticare, ma di fatto a dimenticare, anche nella deriva suprema dell’idolatria, dove ciò che interessa è ben più di rilievo di quello che retoricamente si continua a ricordare!
L’espressione del ver.9, “le cose che i tuoi occhi hanno visto”, non è certamente sbagliata, ma forse qui vale la pena ricordare che in ebraico la “cosa” è la “parola”! Quindi, non bisogna dimenticare “le parole che i tuoi occhi hanno visto”. Mi sembra affascinante che quello che i nostri occhi “vedono” siano le Parole! E’ importante, aggiunge subito, che queste cose-parole, alla lettera, “non ti escano dal cuore”. E, sempre al ver.9, la grande tradizione, la grande ingiunzione, la grande,secolare impresa, di far sapere tali parole ai figli e ai figli dei figli.
Al ver.10 è sottolineato il compito umile e fondamentale di Mosè di “radunare il popolo”. Quel radunare dice a noi il termine “chiesa”, il “qaal” ebraico, e dunque il portare il popolo ad essere assemblea in ascolto di Dio, per ascoltare le sue parole. “..imparino a temermi”, sempre al ver.10, non è “aver paura”, ma, più profondamente “vivere davanti a Lui”, a Dio! Dunque, la vita come una grande Liturgia. La Liturgia non staccata dalla vita, ma profondamente immersa in essa.
In quell’occasione certo hanno visto qualcosa, il monte, il fuoco.., ma, fondamentalmente non hanno visto niente. “Udivate il suono delle parole, ma non vedevate alcuna figura: vi era soltanto una voce”. Così ai vers.11-12. Dunque, assoluto dominio dell’ascolto, o, come dicevamo prima, visione delle parole! Le Dieci Parole!
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Noi rischiamo un po’ di deviarci chiamandole “i dieci comandamenti”, perchè è la Parola a diventare comandamento, cioè è la rivelazione della bellezza infinita di Dio che diventa comandamento per i suoi figli! Il ver.13 ricorda che Dio stesso ha scritto le Dieci Parole su due tavole di pietra. Questa tavole di pietra sono qui il segno della perennità di tali Parole. Le Tavole saranno “superate” con il Messia, quando le Parole verranno scritte nei cuori.
I vers.15-20 sono la grande esortazione contro l’idolatria, il peccato più grave che il popolo può commettere. La fonte di tutti i peccati. La contraddizione radicale della Prima Parola sull’adorazione di Dio. Attentato al vincolo nuziale della comunione tra Dio e il suo Popolo. Questo è il senso profondo della proibizione di “fare l’immagine scolpita di qualche idolo”(ver.16). Mi sembra di grande interesse, e vedo di notevole problematicità anche per il commento ebraico, l’affermazione del ver.19, secondo cui queste creature, dagli animali fino agli astri, “Dio li ha dati in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli” Tra le varie ipotesi di spiegazione, preferisco pensare che il testo voglia dire che tutti i popoli sono soggetti a idolatria. E questo in radicale contrasto con il ver.20: “Voi invece…”. E qui appunto la radicale diversità della fede dalle varie “religioni”. Queste sono sempre adorazione idolatrica. Il popolo di Dio invece vive la sua fede nella storia che il Signore gli dona: “…vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall’Egitto,perchè foste per lui come popolo di sua proprietà, quale oggi siete”. Dio dunque lo si trova non nella categoria dello spazio ma in quella del tempo, nella storia. E quindi nella “memoria”, che non è solo ricordo di cose passate, ma perenne attualizzazione delle meraviglie di Dio in ogni tempo. Per noi dunque, fare memoria vuol dire essere portati dalla potenza dello Spirito negli eventi che celebriamo, e quindi percorrere nella nostra stessa umile vita, la storia della salvezza che Dio ha preparato per noi. Addirittura, la storia che Dio ha donato ai padri come profezia del compimento che avrebbe donato a noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura”(v.12): non ci è possibile immaginare qualcosa di Lui; è al di là delle nostre possibilità, anche se Lo sappiamo vicino, Padre, amante… A noi però è stato dato Gesù, e lui possiamo immaginarcelo, rappresentarcelo e – soprattutto – sappiamo che Dio è come Lui; Gesù è la descrizione di Dio. – “Egli vi annunciò … le dieci parole”(v.13): belle e preziose parole, ma per noi ormai sintetizzate, ricapitolate in un’unica parola: “Amatevi come io vi ho amato…” – Bella anche quella descrizione: “Quando alzi gli occhi al cielo e vedi il sole, la luna, le stelle e tutto l’esercito del cielo…”(v.19): per noi, su “nei cieli” c’è il Padre; cioè, Egli è l’unico di condizione divina, come dice la nostra preghiera.