12 Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, 13 sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. 14 Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. 15 E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
Colossesi 3,12-15

Questa parola mi arriva all’orecchio e al cuore come la proclamazione e la celebrazione di una grande “liturgia della vita nuova” celebrata sia personalmente sia comunitariamente dai discepoli del Signore!
Questo, a partire dall’opera di salvezza con la quale Dio ci ha chiamati e salvati: “Scelti (forse meglio “eletti”) da Dio, santi (cioè riempiti del suo Spirito Santo) e amati” (ver.12).
Tutto dunque parte dal dono di Dio, come non ci stanchiamo di ricordare e di ripetere!
Allora, dice l’Apostolo, “rivestitevi”: sono gli “abiti liturgici” della grande celebrazione del mistero di Dio nelle nostre piccole e povere persone!
Sono “sentimenti (alla lettera “viscere”) di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità”.
Non voglio entrare troppo nella scelta di questi termini!
E’ difficile, mi pare, affermare che una parola italiana è proprio sbagliata. Uno potrebbe anche fare scelte diverse, ma bisogna tener conto che anche nel testo originale una parola ha significati diversi e muta per il contesto in cui si trova!
Il ver.13 apre questa “celebrazione” annunciando e indicando le “azioni” di tale “liturgia”: e parte dalla reciproca sopportazione-accoglienza e dal perdono.
Mi affascina che si debba cominciare, come nella Messa, con il perdono! E’ l’evento della vita cristiana in cui la storia e la sua inevitabile complessità vengono convocate e sanate e illuminate: “… perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro”.
Mi sembra molto bello che si alluda al concreto “travaglio” della vita con le sue non facili relazioni! Qualche volta avvertirei il desiderio e quasi la necessità di scusarmi anche “esplicitamente” con qualcuno che avessi aggredito con la mia cattiveria e di cui percepissi il lamento!
Dunque, “come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi”!
La versione italiana al ver.14 riprende il verbo “rivestitevi” del ver.12 e indica l’azione privilegiata della grande liturgia della vita cristiana: “Sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto”; alla lettera direbbe che la carità è “il vincolo della perfezione”.
Al ver.15 l’espressione “la pace di Cristo regni nei vostri cuori” trae dal linguaggio della competizione sportiva il verbo “regni”, per dire che questa “pace di Cristo” è il premio supremo e l’assoluta supremazia della vita cristiana.
La meta di tutto: “Ad essa – cioè alla pace di Cristo! – siete stati chiamati”.
E’ quello che nella tratta finale della vita terrena chiedo al Signore: di vivere il più possibile, tutto e sempre, con Lui”.
Ma ognuno intenda tale “pace di Cristo” come lo Spirito gli suggerisce!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Tra i primi tre aggettivi che qualificano i credenti, mi dà forza quell'”amati”: che bellezza sapersi amati da altri e in particolare da Dio, con tutto ciò che ne consegue: fiducia, abbandono, ottimismo… – La carità è definita, al v.14, “il vincolo della perfezione”: “il legame perfetto”, traduce la TOB. Ancora una conferma che proprio nell’amore risplende tutta la novità di vita che Gesù ci ha donato. – Il brano si conclude con un improvviso: “Rendete grazie!” “Siate eucaristici”, potremmo dire, poiché il verbo usato è quello dell’eucaristia. E’ bello avere un animo grato, riconoscente, e possiamo pensare che faccia piacere a Dio la nostra gratitudine.