1 Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona, 2 perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell’amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, 3 nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. 4 Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti, 5 perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo. 6 Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l’avete ricevuto, 7 ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell’azione di grazie. 8 Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
Seleziona Pagina
Quello che oggi Paolo ci consegna da parte di Dio – come pure sarà del brano successivo – è di grande importanza perchè vuole raccogliere ogni contenuto della fede e della prassi cristiana in un solo elemento, o meglio, nella sola persona di Gesù. In questo modo ci viene consegnato un criterio di discernimento semplice e radicale, l’unico capace di discernere la verità del messaggio cristiano.
Al versetto 1 l’Apostolo ricorda ai Colossesi il suo impegno profondo nella grande lotta cui è sottoposta la loro e altre Chiese vicine. Ritorna l’accenno al fatto che tali comunità cristiane non sono sorte dalla sua predicazione. E tuttavia egli le considera e le guida come sue, perchè nate dalla testimonianza, del tutto concorde, dei suoi compagni, qui in particolare, di Epafra che gli ha anche riferito delle aggressioni che queste nuove comunità cristiane devono subire. Oggi peraltro non entriamo a considerare direttamente tali dottrine devianti. Oggi il desiderio di Paolo è, come dicevo prima, quello di darci un criterio assoluto di interpretazione e di comportamento: Gesù Cristo, che al versetto 2 egli qualifica come “il mistero di Dio, cioè Cristo”.
E qui desidero considerare con attenzione insieme a voi una precisazione di importanza decisiva. Paolo non ci parla semplicemente di Gesù, ma del “mistero” della sua persona. Appunto lo qualifica come “il mistero” di Dio, Gesù Cristo. E subito, al versetto 3, incalza dicendo che in Gesù “sono tutti i tesori della sapienza e della scienza nascosti”. Proprio queste affermazioni circa il “mistero” e il trattarsi di “tesori nascosti” ci danno l’idea chiara che Gesù non è una dottrina o una prassi da apprendere e applicare, ma è una persona, la Persona del Figlio di Dio, con la quale ci è donata una relazione senza limiti, sempre nuova e sempre ulteriore. E’ dunque importante che abbiamo chiaro che i termini che dicono il mistero e i tesori nascosti non sono cognizioni e comportamenti riservati ad una aristocrazia di super-uomini, ma donata a tutti i discepoli, se mai con una predilezione per i più piccoli e i più poveri. Tale relazione di discepolato e di amore non ha mai fine!
Per questo non è possibile, secondo il versetto 4, confondere il rapporto con Gesù con “argomenti seducenti” e ingannatori. Pur essendo preoccupato della situazione, al versetto 5 Paolo si compiace della fede e della vita dei Colossesi, di cui, pur lontano, ha avuto notizia.
Al versetto 6 la versione originale è più forte, perchè evidenzia per primo il dono ricevuto: “Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, in Lui camminate… “. Al versetto 7 Paolo suggerisce di proteggere la loro adesione a Gesù, “abbondando nel rendimento di grazie”. Questo, secondo il versetto 8, li aiuterà a smascherare e a tenere lontano ogni inganno di dottrine estranee alla persona del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo Giovanni.
Probabilmente la “grande lotta” che Paolo deve sostenere per i suoi cari colossesi, e per le altre comunità “che non lo hanno mai visto di persona” (v.1) è la lotta della sua preghiera per loro (cfr. 4:12). Paolo prigioniero e quindi impossibilitato a recarsi di persona in queste comunità, può comunque essere di aiuto per loro, offrendo a Dio la sua preghiera e, insieme a Cristo, e ad imitazione sua, “i patimenti di Cristo nella sua carne” (1:24).
Questo è per noi una assicurazione e un incoraggiamento: che tanti pregano per noi e ci sono di vero aiuto, anche da lontano; e che noi pure, nascostamente, possiamo essere di aiuto a chi non ci vede di persona, lottando nella preghiera e nella pazienza; come anche il brano della Piccola Regola letto oggi ci suggeriva: “sperare di essere scelti per la solitudine totale dello spirito, come pegno benedetto di una fecondità sovrannaturale nei confronti di molte anime”.
Paolo chiede per i suoi diletti colossesi che “i loro cuori vengano consolati” e che siano “strettamente congiunti nell’amore”. Chiede per loro il dono dello Spirito Santo Consolatore, lo Spirito d’amore che dona l’unità dei fratelli. Quello Spirito che ieri, nella grande festa di Pentecoste, tutti i cristiani e tutte le Chiese hanno felicemente chiesto e ricevuto.
E chiede pure per loro la “piena intelligenza” del mistero di Dio, cioè Cristo, “nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (v.3). Questa frase ci ricorda la parabola raccontata da Gesù della perla nascosta nel campo, che uno trova e – tutto contento – va e vende tutto quello che ha per comprare quel campo.
Anche i colossesi hanno trovato questo grande tesoro che è Gesù Cristo, perciò ora sono invitati a non tornare indietro, desiderando di nuovo cose che sono state abbandonate, secondo quella parabola,
cioè le tradizioni umane e il modo di vivere del mondo, cioè la sua ingannevole scienza e sapienza (vv. 4-8).
E’ gia stato sottolineata la bellezza del sostegno reciproco nella nostra vita in Cristo. Come persone che forse non abbiamo mai visto, oggi, in questo momento, lottino e soffrano per noi. Mi commuove pensare a volti, a situazioni concrete che neppure conosco ma che in realtà sono vitali per me. Situazioni di sofferenza… penso ai tanti piccoli del mondo dai quali mi sembra di essere quotidianamente mantenuta in vita!
E poi ancora la lotta che il Signore chiama noi a sostenere… Nella mia inadeguatezza mi è sembrato importante riprendere il testo di Efesini che abbiamo recentemente letto sul combattimento spirituale (Ef 6,10-18). Là Paolo ammaestrava i cristiani di Efeso nel combattimento e li esortava a rimanere saldi nella lotta indossando l’armatura di Dio. Qui manifesta ai colossesi la dura lotta che lui stesso sostiene per loro, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non lo hanno mai visto di persona. In particolare ho ricercato la fonte di quella gioia che Paolo dice di avere pur nella sofferenza (Col 1,24 ). Mi pare che sia lo “zelo per la propagazione del Vangelo”, del quale Paolo invita anche gli efesini a calzarsi i piedi (Ef 6,13), a farlo stare in piedi (Ef 6, 15) nella sua lotta. Questo mi è sembrato il significato del bellissimo versetto 5: “gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo”. Non voglio farla troppo lunga ma mi è molto piaciuto cercare come questo verbo, tradotto qui con gioire, è usato nei vangeli. Solo due citazioni fra tante: la gioia del pastore che ritrova la sua pecora che era perduta (Lc 15,5) e l’allegrezza che colmerà i discepoli quando entreranno nella dimensione della donna che si dimentica dell’afflizione del parto vedendo che è venuto al mondo un uomo (Gv 16,21-23).
v.2: I nostri cuori vengono “consolati” (il verbo è parakaléo cioè il verbo dello Spirito Paraclito), vengono incoraggiati, vengono difesi. E’ il dono dello Spirito che ci porta “a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo”. Cristo mistero di Dio. Dio pienamente rivelato, e anche nascosto, nella persona di Gesù. E’ semplice la nostra fede. Ha un unico centro. Un unico criterio. Una persona. Che non si finisce mai di conoscere perché ognuno di noi ha un rapporto personale vivo con Lui. La nostra vita di ogni giorno, letta alla luce del vangelo, ci porta sempre a scoprire nuovi aspetti di Lui. “Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo” (v.6). E’ lui la via che porta alla verità e quindi alla vita.