1 Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, 2 ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro! 3 Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, 4 per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi, 5 in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l’annunzio dalla parola di verità del vangelo 6 che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, 7 che avete appresa da Epafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo, 8 e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito. 9 Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, 10 perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; 11 rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto; 12 ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

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Chi se ne intende ci avverte che Paolo scrive questa lettera ad una comunità cristiana non fondata da lui, ma da un suo discepolo, Epafra, nominato nel nostro testo al ver.7. Evidentemente è così forte la comunione tra queste persone che Paolo sente come del tutto suoi questi figli generati attraverso la predicazione di un altro. Nel suo saluto ai vers.1-2 Paolo come di consueto augura e conferma i due grandi doni della fede: la grazia, cioè il dono di Dio, il mistero della sua libera inziativa di salvezza nei confronti di ogni persona chiamata alla salvezza; e la pace che è riconciliazione e vincolo d’amore tra noi e Dio e tra di noi.
I versetti seguenti sono tutti compresi nella “preghiera” di Paolo per i Colossesi: nel fatto della preghiera e del le sue motivazioni e dei suoi contenuti. La preghiera è sempre innanzitutto preghiera di ringraziamento,e in questo è pienamente coerente con la grande tradizione ebraica dove la preghiera è sempre innanzitutto “benedizione” a Dio per la sua opera di salvezza (ver.3). Al ver.4 si dice che il ringraziamento è per la fede e la carità dei Colossesi; a me piace tenere la versione più letterale del testo che non parla di “notizie ricevute” circa la loro fede e la loro carità, ma piuttosto che la loro fede e la loro carità sono annunciate e quindi ascoltate:”…ascoltando la vostra fede…e la vostra carità..”. La fede e l’amore dei Colossesi sono stati annuncio evangelico per Paolo! La grande “trilogia” fede, speranza e amore si completa al ver.5, ed è non tanto il fatto e l’atto della loro speranza, quanto il suo contenuto:”..speranza che è posta per voi nei cieli”, come esito finale e pienezza di quello che ora essi vivono nella fede e nell’amore. Questa speranza è presentata ai vers.5-6 come l’oggetto dell’ “annunzio di verità del vangelo”: dunque il vangelo è l’annuncio della speranza che è posta nei cieli, alla fine, per i credenti. Tuttavia viene subito precisato che tale annunzio rende presente fin d’ora il mistero divino della salvezza. Dunque ciò verso cui si cammina già è presente nei Colossesi, “come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa”.
I vers.7-8 sono dedicati ad Epafra, al suo ministero e alla sua funzione di collegamento essenziale tra Paolo e i cristiani di Colossi. Egli ha detto all’Apostolo soprattutto del loro “amore nello Spirito”.
I vers.9-12 dicono quello che Paolo chiede per loro. Dopo il ringraziamento, dunque, la supplica, la richiesta al Signore! Teniamo ben presente questa successione classica nella preghiera ebraico-cristiana: prima la lode riconoscente a Dio per quello che ha fatto; poi la richiesta per il futuro. E tale richiesta non può essere che per la pienezza, l’adempimento pieno, di quello che Dio stesso ha già iniziato in ciascuno e in tutti. La pienezza del dono di Dio. Si coglie una certa insistenza per il volto sapienziale della vita del credente:”…chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale..”(ver.10).
E l’ultimo esito della preghiera – e della vita cristiana! – è espresso dal ver.12: la gioia! Ringraziamo con gioia il Padre. Da Lui abbiamo avuto il dono straordinario di questa nostra partecipazione all’eredità dei santi nella luce. Noi, così poverettti! Io, così indegno! Tale il mistero della bontà di Dio verso di noi. Così anche oggi, con questo inizio della Lettera ai Colossesi. E questa sera, nell’incontro per vedere come promuovere quella lettura dell’intero testo biblico in Lectio continua e senza sosta. In una settimana. Arrivederci per chi potrà e ne avrà voglia. Alle 21,15. Un abbraccio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dicono le note che l’esordio ricalca delle formule ricorrenti; eppure, che forza in queste semplici parole: “Paolo, apostolo di Cristo per volontà di Dio… Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro”. La preghiera successiva mostra l’aspetto prioritario del pregare: dire “grazie”! Infatti, si apre con “l’eucarestia” del v.3 e si chiude con la “gioiosa eucarestia” al v.12. Con tutto quello che ci è successo, non ci resta che dire “grazie!”. – Che ricchezza nei titoli che compaiono in questi versetti: i colossesi sono definiti santi, fratelli e fedeli; Epafra è “diletto con-servo”, compagno di servizio, e “fedele diacono” di Cristo. – “Partecipare alla sorte dei santi nella luce”: è già ora che questo si verifica; non dobbiamo aspettare un aldilà; siamo già partecipi della condizione divina, di cui la luce è simbolo.
Mi è piaciuto molto il versetto 5: di questa speranza voi avete già udito l’annunzio dalla parola di verità del vangelo che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa. La buona notizia del vangelo, la fonte della speranza, è “arrivata fino a noi”!! Non solo: è arrivata in tutto il mondo, fruttifica e si sviluppa! Che bello. Dal nostro piccolo… a tutto il mondo! Questi due verbi si ripetono anche al versetto 10: “preghiamo… perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio”. Portare frutto e crescere! E’ il regalo del vangelo ascoltato e annunciato reciprocamente tra noi.
Già, fin da ora, partecipiamo “alla sorte dei dei santi nella luce”: questa è la grazia, il dono ricevuto. Questa luce rischiara già da subito, da ora, il nostro buio. Bisogna però saperla vedere, accoglierla e non soffocarla (Gv 1,5). Signore, donaci l’apertura del cuore per non soffocare questa luce dentro di noi, donaci occhi per vedere questa luce negli occhi dei fratelli. Donaci uno sguardo buono, il tuo sguardo, che non giudica, che accarezza, che illumina, che vede il bene, il tesoro che brilla dentro ognuno di noi. “Alla tua luce vediamo la luce” (Salmo 135)
Io spero nel Signore,
l’anima mia spera nella sua Parola.
Salmo 129
I versetti 5 e 6 ci mostrano ciò che sta all’origine e ciò che è posto davanti alla nostra vita di fede. All’origine c’è la parola di verità dell’evangelo, che è venuta e è presente in mezzo a noi. Il verbo che qui si usa è lo stesso che ritroviamo in Gv 11 quando Marta dice a Maria: “Il maestro è qui e ti chiama”
Davanti a noi c’è questa speranza riposta nei cieli; sperasnza certa nella misura in cui, come abbiamo celebrato domenica, il Signore Gesu è salito al cielo con il nostro corpo e siede alla destra del Padre. Tra questi due poli c’è la preghiera di Paolo perchè i fratelli portino frutto in ogni opera buone e crescano nella conoscenza di Dio; un portare frutto e una crescita che è una cosa sola con il portare frutto e la crescita del Vangelo.
Si possono individuare due aspetti particolari del portare frutto e dell crescita del Vangelo.L’ascolto: l’ascolto del Vangelo, e quindi della speranza riposta nei cieli e della grazia di Dio, da parte dei fratelli di Colossi (vv. 5 e 6), “cresce” e diventa ascolto della loro fede e della loro carità da parte di Paolo e dei suoi compagni (vv. 4 e 9)
Il rendimento di Grazie: Paolo rende grazie (V. 9) per l’ascolto della fede e della carità dei fratelli, rendimento di grazie che a sua volta produce, attraverso la preghiera incessante, il rendimento di grazie da parte dei fratelli di Colossi (v.12).
Dalla lettera agli Efesini abbiamo tratto l’immagine del corpo di Cristo, la chiesa, non come un elemento statico, ma come un organismo vivo, che cresce. Oggi è il Vangelo che ci viene detto “cresce”. E’ bello considerare la crescita del corpo un tutt’uno con la crescita del Vangelo.
La figura di Epafra segue quella di Tichico che abbiamo incontrato alla fine della lettera agli Efesini. Ambedue appaiono come “giunture” che uniscono le membra del corpo. Così di Epafra è detto da una parte “nostro amato conservo” e dall’altra “fedele diacono di Cristo per voi”.