In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio.
Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.
Atti 6,8-12;7,54-60

Il martirio di Stefano, primo martire della storia cristiana, celebrato il giorno dopo Natale ci conduce a considerare con meravigliata ammirazione il significato profondo e la tensione fondamentale della vita cristiana, e quindi dell’umile esistenza di ciascuno di noi. Ieri abbiamo celebrato la nascita del Figlio di Dio sulla terra, oggi celebriamo la nascita al cielo di uno di noi. In certo senso, del primo di noi!
Per questo è centrale la parola di Stefano che dice: “Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Il Verbo si è fatto carne! Ora, alla destra di Dio, sta Gesù, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo! La nostra povera umanità assunta e glorificata da Gesù, ora sta alla destra di Dio, e indica la direzione nuova dell’esistenza, liberata dal Male e dalla morte, verso la piena comunione con Dio!
Così, il martirio di Stefano diventa la direzione di ogni esistenza cristiana liberata dal male e dalla morte: non si deve più morire! Ora si vive per dare la vita!
Alcuni, anche ai nostri giorni, sono chiamati al martirio cruento di Stefano. Tutti, in ogni modo, siamo chiamati ad un’esistenza che sia testimonianza del mistero di Gesù, e dunque della sua Pasqua di morte e di gloria.
Tutti abbiamo ben presente la memoria preziosa e la comunione profonda con persone che ci hanno testimoniato il Cristo per come ci hanno dato la loro vita nell’amore! Ci piace attribuire a loro le due Parole di Stefano nel suo martirio: ”Signore Gesù, accogli il mio spirito”, che è citazione del Salmo 30(31),6; e “Signore, non imputare loro questo peccato”, come dice Gesù in Luca 23,34: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.