BarcaLo scorso mese di gennaio l’Azione cattolica della parrocchia di Sant’Andrea apostolo (Bologna, quartiere Barca) ha promosso alcune iniziative sotto il titolo: La libertà e il dialogo religioso: strumenti di pace.

In particolare martedì 20 gennaio ha avuto luogo un incontro sul tema: Abramo e pace: la pluralità come ricchezza durante il quale …. durante il quale è stato proiettato il film “Gerusalemme, città dell’incontro”. Racconta le tre giornate trascorse a Gerusalemme da dodici ragazzi: due ebrei, quattro cristiani cattolici, due cristiani ortodossi e quattro musulmani. Ogni giornata è stata  dedicata ad una tradizione religiosa: i musulmani raccontano la giornata ebraica, gli ebrei quella cristiana e i cristiani quella musulmana. Il link del filmato è: https://www.youtube.com/watch?v=SQPnp298L4U

Sono intervenuti Beatrice Draghetti, per l’associazione Abramo e pace, e don Stefano Ottani, parroco della parrocchia dei santi Bartolomeo e Gaetano, impegnato nel dialogo ecumenico e interreligioso.

Diamo la registrazione audio degli interventi:

– Introduzione (file mp3; 1,5MB)

– Beatrice Draghetti (file mp3; 17,5MB)

– Don Stefano (file mp3; 23,5MB)

– Conversazione (file mp3; 18MB)

Intervento di Beatrice Draghetti:

Attualmente siamo in un periodo di grande pressione emotiva per i fatti tragici recentemente avvenuti in Francia e in Nigeria e per quelli che da molto tempo ormai avvengono nel bacino del mediterraneo e nel vicino oriente.

Ma proprio da questi orrori possono nascere e svilupparsi delle opportunità di approfondimento, di ricerca e di proposta per provare a crescere verso quello che è bene per le persone e per una convivenza pacifica delle comunità. Al di là degli slogan e delle frasi fatte e ripetitive che normalmente si usano e con le quali generalmente si reagisce, bisogna avviare delle riflessioni volte a favorire un cambiamento di rotta del cammino.

Per esempio sarebbe necessario riflettere sul rapporto tra responsabilità e libertà; sul rapporto tra laicità e religioni; sul grande valore dell’educazione e del processo di formazione delle coscienze.

Per fare questo è assolutamente necessario conoscersi tra persone. Una conoscenza per la quale non è sufficiente, anzi è fuorviante, la semplice trasmissione di informazioni e di nozioni, come se noi andando su Wikipedia imparassimo chi sono gli Ebrei, chi sono i Musulmani o i Cristiani.

C’è bisogno di stare dentro a una dimensione affettiva e relazionale, conoscersi tra le persone, «toccarsi» e fare delle cose insieme per imparare a rispettarsi. In questi giorni Khaled Fouad Allam, sociologo e politico algerino naturalizzato italiano, ha scritto una frase molto efficace: «Nessuno arriverà mai a comprendere l’altro se non all’interno di una dimensione affettiva. L’immagine più preoccupante, per me, non è quella di un giovane armato. È quella di un giovane che viaggia da solo, con la testa bassa, su un vagone della metropolitana. Se vogliamo uscire da questo scontro, dobbiamo imparare a rivolgerci a lui».

Bisognerebbe che noi, nelle tragedie che ci stanno coinvolgendo, cogliessimo al volo queste opportunità di riflessioni e ragionamenti che tra l’altro sono a caro prezzo perché sono costate e stanno costando la vita di molte persone. Questo è indispensabile per conoscere, approfondire e lavorare su queste questioni provando a sperimentare idee nuove a partire dal basso, da noi, dalle piccole comunità; aiutandoci magari, provando a sperimentare delle cose nuove perché il cambiamento non deriva soltanto da leggi e decreti.

Un avvenimento molto importante è stata un’esperienza promossa dalla Provincia di Bologna che merita di essere raccontata.

Da 2004 al 2014, quando ho fatto la presidente delle provincia, abbiamo capito la necessità di investire in politiche di pace e di cooperazione internazionale perché la pace non riguarda soltanto alcuni livelli di governo (le diplomazie, la grande politica, …) ma deve entrare nella vita ordinaria delle persone. Questo è tanto più vero se siamo convinti che la pace deve favorire le condizioni che permettano alla dignità di ogni uomo di fiorire pienamente e alle comunità di essere coese. In questo caso è chiaro che la pace non riguarda solamente l’ONU ma riguarda il quartiere, riguarda il comune, e così via a salire.

Perché la pace sia coesa molti sono gli attori che devono agire bene e avere una sinergia di intenti. Tra questi attori pensavamo che le tre religioni avessero un ruolo importante nella ricerca comune e nella promozione della pace.

Nell’estate del 2013 ha preso corpo l’idea di realizzare un progetto di incontro tra studenti delle scuole superiori credenti e appartenenti alle tre religioni monoteistiche che culminasse in una breve permanenza a Gerusalemme. Quest’idea ha trovato subito delle condizioni favorevoli alla sua realizzazione negli esponenti religiosi interessati e cioè: don Stefano Ottani prete cattolico; il rabbino di Bologna Alberto Sermoneta; e l’Imam con i suoi ragazzi. La riuscita del progetto è stata favorita dal fatto che a Bologna le tre comunità religiose hanno da tempo buoni rapporti. Il gruppo era formato da 12 studenti dei quali 2 ebrei, 4 cristiani cattolici, 2 cristiani ortodossi e 4 musulmani. Il viaggio a Gerusalemme è durato cinque giorni. Due di viaggio e tre di permanenza dei quali ognuno è stato dedicato a una confessione religiosa. Tutti abbiamo partecipato a tutto. È stata veramente un’esperienza molto forte.

Perché andare a Gerusalemme?  A Gerusalemme esistono litigi e conflitti da sempre e sembra che non finiscano mai eppure proprio in questa città, a motivo del comune padre Abramo, le tre religioni trovano radici forti e resistenti, più robuste di tutte le tensioni. Gerusalemme è la città dell’incontro e di questo abbiamo portato a casa una consapevolezza decisiva. La fede che avvicina a Dio contemporaneamente fa trovare le persone più vicine tra loro. Quindi fratelli e sorelle. E la conoscenza reciproca, da cui nascono il rispetto e la famigliarità, è sempre più necessaria per vivere in pace.

Tornati a casa il gruppo promotore (insegnanti, referenti religiosi, ecc …) ha fatto la scelta di provare a continuare questo cammino. Ma la provincia stava chiudendo e quindi a chi passare il testimone?

Il problema non era di facile soluzione anche perché tutti avevano apprezzato che non fosse stata una delle tre religioni a proporre l’iniziativa e a convocare le altre ma fosse stata un entità terza e laica (la Provincia). Ci siamo così accordati per costituire un’associazione che è stata fondata nello scorso mese di ottobre e porta il nome: Abramo e pace. L’obiettivo è quello di favorire l’incontro, la conoscenza e la partecipazione a comuni esperienze tra cittadini appartenenti alle tre religioni, con particolare attenzione al mondo dell’educazione e della formazione e quindi dentro le scuole, favorendo contatti con organismi nazionali e internazionali aventi le stesse finalità e anche provare di mettere a disposizione dei media informazioni corrette perché alle volte si leggono delle «bestialità» che non favoriscono l’avvicinarsi gli uni gli altri e la stima reciproca.

Come associazione abbiamo provato a dare continuità al precedente progetto. In ottobre le tre religioni hanno reciprocamente invitato i ragazzi a partecipare alle loro feste religiose significative. In ottobre si è andati alla festa del sacrificio dei musulmani. Sempre in ottobre si è partecipato alla festa delle capanne degli ebrei e l’ultima domenica di avvento si è andati da don Ottani per la preparazione al Natale. Alla fine della Messa c’è stato un momento molto forte perché l’Imam ha letto dal Corano la sura di Maria davanti al Presepio. Poi abbiamo proposto un corso di formazione per insegnanti, 50 posti, andato a ruba, con 15 persone in lista d’attesa, con il titolo Religioni e cultura di pace. Adesso stiamo cercando di mettere in piedi un altro viaggio il 9 e 10 febbraio, questa volta a Roma dove ci sono tutte le condizioni per fare la stessa esperienza di Gerusalemme. E poi proveremmo a coinvolgere qualche quartiere per favorire incontri che abbiano questa impostazione..